L’Ufficio Studi promuove indagini conoscitive rivolte al mondo della piccola e media industria privata italiana per meglio interpretare le esigenze e gli interessi delle imprese e per raccogliere, attraverso la percezione dell’andamento dei vari cicli economici, le aspettative e i bisogni dei vari settori produttivi rappresentati dal sistema Confapi con l’obiettivo di sostenerne il consolidamento, la crescita e lo sviluppo. Realizza studi accurati e declinati su specifici target, che permettono alla Confederazione di conoscere la reale situazione in cui gli imprenditori si trovano a operare e di elaborare politiche strategiche ad hoc.
L’Ufficio Studi si occupa anche di raccogliere, elaborare e analizzare i dati del mondo della piccola e media industria privata in materia di Credito e Fisco, Formazione, Internazionalizzazione, Relazioni Industriali, Sicurezza, Qualità, Energia, Ambiente e Innovazione e Trasferimento Tecnologico. Attraverso un costante monitoraggio legislativo, mette inoltre a disposizione delle associazioni territoriali position paper di informazione e approfondimento della relativa legislazione nazionale.

Nell’ambito del progetto DIH4AI che ha previsto la messa a bando di due call (https://www.dih4ai.eu/project), il Digital Innovation Hub di Confapi ha supportato la startup innovativa UrbyetOrbit nello sviluppo di un algoritmo di intelligenza artificiale per favorire un’analisi dei dati satellitari al fine di fornire servizi avanzati di pianificazione urbana e gestione del territorio. Si è arrivati così all'integrazione di un algoritmo cognitivo/predittivo che si auto supervisiona e si basa sull'intelligenza artificiale a super risoluzione (SISR) applicato ai dati ottici forniti da Copernicus nel sistema di supporto decisionale GIS UrbyetOrbit.

Il progetto, chiamato UrbyetOrbit Land Digitalizer (UOLD), ha avuto lo scopo di migliorare la digitalizzazione dell'azienda richiedente e ha portato alla creazione di un prototipo in grado di aumentare la risoluzione dei dati satellitari e di combinarli con le informazioni catastali per fornire servizi avanzati di gestione del territorio. In questo modo è stata resa possibile una migliore valutazione dei rischi ambientali e industriali (come l’inquinamento) e i costi ad essi associati in caso di esposizione da parte di persone, ecosistemi, beni immobili e attività economiche.

Cristian Camisa è nato a Piacenza il 4 marzo 1974, è sposato e ha due figli Matilde e Leonardo. Dopo la laurea in Economia e Commercio all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha cominciato l’attività lavorativa presso il Gruppo Volkswagen Italia come interfaccia con la Rete dei Concessionari e successivamente nel gruppo FIAT Auto dove è diventato prima responsabile mercato Europa su progetti legati all’Infomobilità per poi diventare Direttore di Targa Infomobility. Dal 2008 è entrato nell’azienda di famiglia, la T.T.A. (Tecno Taglio Acciai), azienda manifatturiera attiva dal 1976 nel campo del taglio, commercio e lavorazione di lamiere, acciai speciali ed inossidabili dove attualmente ricopre il ruolo di Presidente e amministratore delegato. Dal 2010 è entrato a far parte di Confapi Industria Piacenza prima come consigliere e poi come membro di giunta di Presidenza con delega ai rapporti con le categorie. A giugno 2012 è stato eletto Presidente di Confapi Industria Piacenza e dallo stesso anno è membro di giunta nazionale di Confapi. Da luglio 2015 è membro dell’Advisory Board Centro-Nord Italia di Unicredit dove è stato rinnovato sia nel 2018 che nel 2021. Ha rappresentato più volte Confapi nelle audizioni con il governo in particolare sulla legge di bilancio. È stato relatore al Parlamento Europeo in rappresentanza della piccola e media industria privata. È stato Vice Presidente Nazionale di Confapi e dal 2021 è Presidente della Fondazione Istituto Dirigenti Italiani che si occupa della formazione di alto livello dei dirigenti e quadri superiori. L’8 novembre del 2022 viene eletto all’unanimità Presidente nazionale di Confapi.

Il Digital Innovation hub di Confapi ha vinto un progetto finanziato dal fondo Horizon 2020 dal nome Liferithm nell’ambito del programma DIHWorld.
Il progetto LIFERITHM ha avuto l’obiettivo di sviluppare e ottimizzare il modulo di previsione di intelligenza artificiale tramite la creazione di un algoritmo da integrare nell'attuale soluzione di acquaponica dell'azienda Agri Island, che opera nel campo dell’economia circolare, nei settori della progettazione e realizzazione di impianti per l’agricoltura e itticoltura acquaponica, al fine di migliorare sia le performance produttive delle smart farm che la qualità dei prodotti alimentari. L'algoritmo ha sviluppato la possibilità di controllare, monitorare e analizzare i dati, mantenendo quindi nel tempo le condizioni ottimali di vita del sistema.

Confapi attraverso il proprio Digital Innovation Hub ha fornito all’azienda i seguenti servizi: 
• supporto nella progettazione di modelli di I.A. e sviluppo di algoritmi;
• test e simulazione; 
• servizi di supporto all’elaborazione della strategia commerciale e di proprietà intellettuale.

Per maggiori informazioni: https://agriisland.it/
https://agriisland.it/news/liferithm-progetto-innovativo-selezionato-dal-dih-world/

Confapi, nel giugno del 2022, ha vinto un progetto europeo a valere sul programma Horizon Europa Digitale, presentato insieme all’Ente del Microcredito (ENM).  Grazie a questo progetto, denominato “Microcyber”, Confapi diventa ufficialmente un polo europeo di innovazione digitale. Il progetto prevede, per le imprese associate localizzate nelle regioni del Sud, la fruizione gratuita di servizi per migliorare la cybersicurezza e per l’accesso a finanziamenti agevolati, sia europei sia nazionali, incluse le misure gestite da ENM. Il progetto ha una durata di 36 mesi, con la possibilità di un’estensione per ulteriori 24 mesi e relativo finanziamento. Inoltre i poli di innovazione, costituiti attraverso questo bando, potranno diventare organi di gestione dei fondi del Pnrr e dei fondi strutturali, offrendo ulteriori nuove opportunità per le imprese associate. Questi i partner del progetto: Ente del Microcredito (capofila), Confapi, Deloitte, Officine Innovazione S.r.l. (gruppo Deloitte), CINI - Consorzio Interuniversitario Nazionale per l'Informatica e Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, CIRPS (Centro Interuniversitario di Ricerca per lo Sviluppo sostenibile), Digiform srl (impresa di informatica con sede a L’Aquila).

Roma, 18 luglio - “La carenza di operatori socio-sanitari ci pone dinanzi a una vera e propria emergenza sociale. Se non verrà trovata una rapida soluzione al problema, si rischierà di non poter prestare adeguati servizi socio-sanitari a tutta la popolazione anziana, mettendo anche in grave crisi tutte le RSA del territorio nazionale nonché tutti i servizi domiciliari”. Lo dichiara Michele Colaci, presidente di Confapi Salute, Università e Ricerca, a proposito della forte carenza di personale sanitario e assistenziale che minaccia di inficiare l’intero comparto in Italia.
“Da una rapida stima – aggiunge - possiamo senz'altro affermare che il fabbisogno di operatori socio-sanitari necessari per assistere i nostri anziani, è valutabile intorno alle cinquantamila unità”.
Il presidente di Confapi Salute, Università e Ricerca, quindi, lancia una proposta: “Introdurre figure complementari, come le Adest (Assistenti Domiciliari e dei Servizi Tutelari), Ota (Operatore Tecnico addetto all’Assistenza) e gli assistenti familiari, per gestire l'emergenza. Chiediamo anche di rimodulare i corsi Oss per adeguarli ai fabbisogni regionali, allargandoli alla platea degli istituti formatori autorizzati. In mancanza di questi semplici provvedimenti, nel giro di poco tempo – conclude Colaci - tutto il sistema entrerà in crisi”.

«La scelta dell'Europa è una follia: faremo di tutto perché non venga ratificata dal Consiglio». L'onorevole di Forza Italia Claudia Porchietto, ex assessore regionale alle Attività Prodottile, non intende rimanere ferma. Il Parlamento a Bruxelles ha votato lo stop alla vendita di automobili a benzina e a diesel dal 2035. Una decisione che, per molti, rischia di mandare al collasso l'economia piemontese. Ecco perché mercoledì 15, alle ore 14, Porchietto e gli altri parlamentari di Fi incontreranno a Roma sindacati, Confindustria, Anfia e Confapi: «L'obiettivo è scrivere insieme una risoluzione che impegni il Parlamento e il governo a intraprendere una strada diversa da quella votata e convincere l'Europa a fare un passo indietro». In realtà il lavoro per non arrivare a questa decisione è iniziato parecchi mesi fa attraverso i parlamentari del Ppe, come Antonio Tajani e Massimiliano Salini: «Abbiamo cercato di far modificare il principio di elettrificazione con quello di neutralità: noi Italiani siamo all'avanguardia con il cosiddetto biometano ecologico, e l'Eni è tra i principali fautori di nuovi combustibili ad emissione negativa di anidride carbonica». Ma è andata diversamente: «Il Pd - continua Porchietto - ha deciso di imboccare questa via talebana vanificando tutto il lavoro di relazioni e dialogo con forze politiche fuori dal Ppe. Anche il ministro dei Trasporti tedesco è dalla nostra parte». Tra gli emendamenti del Pd, uno chiede di tutelare la Motor Valley bolognese: «Quindi vogliono salvare le auto di lusso (contro le quali noi non abbiamo nulla), ma uccidere 450 imprese italiane e seppellire la filiera piemontese. Lo sappiamo: il motore endotermico ha una serie di componenti che non sono paragonabili a quello elettrico, che richiederebbe quindi un minore livello di occupazione». Porchietto, poi, sottolinea un altro aspetto che sembra un paradosso: «Gli Usa non hanno adottato la nostra stessa impostazione, loro pensano di poter ragionare su un 50% elettrico e un 50% con motori di ultima generazione che vedrebbero l'utilizzo di tecnologie tali per cui l'abbattimento di CO2 sarebbe garantita. Premettendo che affacciarsi a quel mercato per le nostre imprese sarebbe davvero difficile, la follia sarebbe permettere a tutti gli altri Paesi di trovare un modo di abbattere le emissioni mentre noi, che stiamo inventando tutta una serie di tecnologie, le perdiamo definitivamente». Per poi, secondo l'onorevole, fare «un passo Indietro quando ormai sarà tardi e la nostra filiera sarà distrutta».

Sul Piano casa circolano più di una bozza, dopo che la precedente versione è stata spazzata via dalla Corte costituzionale. Però oltre le bozze non sono riuscite finora ad andare avanti la Giunta, diversi mesi fa era stato un testo parziale firmato dall'assessore all'urbanistica Quirico Sanna, e neanche il Consiglio regionale, nonostante si sappia che il gruppo del Psd'Az (è lo stesso partito dell'assessore) abbia pronti una decina di articoli sugli ampliamenti dei metri cubi. Di fatto c'è ancora una situazione di profonda incertezza. A metterla in evidenza questa volta è la Confapi. «La Regione - si legge - aveva annunciato che dopo la sentenza della Corte costituzionale in tempi rapidi sarebbe arrivato una nuova legge, ma i giorni di attesa sono diventati settimane e le settimane mesi». Con il risultato - prosegue la nota firmata da Andrea Virdis, presidente di Confapi-Aniem - che «centinaia di progetti sono bloccati proprio a causa di un evidente vuoto legislativo». Allarme - si legge in un altro passaggio - «era stato lanciato ancor prima che il Piano casa fosse approvato dal Consiglio regionale, perché la politica s'era ostinata, come poi ha fatto, a dare il via libera all'ennesimo intervento a tempo che invece di semplificare ha finito per provocare l'immobilismo». Per poi denunciare: «Ad oggi - continua Virdis - risulta tra l'altro inatteso l'ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio regionale che impegnava la Giunta, e in particolare l'assessore all'urbanistica, a definire in tempi celeri una nuova legge di governo del territorio che, nel rispetto delle previsioni del Piano paesaggistico regionale, individuasse le modalità di pianificazione a cui si sarebbero dovuti attenere gli enti locali e i privati. Invece purtroppo nulla è accaduto in questi mesi». A questo punto - conclude la Confapi - «invitiamo l'intero Consiglio a procedere con la massima sollecitudine ad approvare una legge di qualità e che possa essere immediatamente applicata».

 

 

 

 

 

 

 


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Embargo del petrolio russo? Le aziende non temono di restare 'a secco', ma spaventa l'impatto indiretto. «La maggior parte dell'energia dipende dal gas. Il nostro Paese importa dalla Russia 1'11% del petrolio totale, quindi si tratterà di capire se riuscirà a rimpiazzarlo con altre fonti, utilizzando il trasporto via mare - spiega Pierluigi Cordua, presidente Apindustria Brescia -. La preoccupazione è più che altro sull'impatto indiretto, perché il prezzo al barile è aumentato e questo si riverbera sui combustibili. Inoltre, ci si aspetta un rimbalzo dell'inflazione, che, probabilmente, porterà ad interventi del Governo che peseranno sul debito pubblico». Analoga l'analisi di Giovanni Marinoni Martin, presidente settore siderurgia di Confindustria Brescia, nonché a capo di Ori Martin. «Il dubbio che oggi c'è sul mercato - sottolinea - è che possa esserci una riduzione di prodotti petroliferi entro l'estate, anche se è difficile ora fare previsioni. Il pericolo più sottile, a mio avviso, che l'Europa possa uscirne indebolita nel suo ruolo di centro del commercio internazionale. Se prima tutto il petrolio era pagato in dollari, ora quello russo, che andrà molto di più in Cina, comincerà a essere trattato in renminbi. Noi, da importatori, ci troveremo tra due poli, quello americano e quello russo-cinese». Cosa fare? «Abbiamo più di 20 gigawatt di energia rinnovabile ferma, pari a 10 miliardi di metri cubi di gas: bisogna rendere più libere e facili le installazioni», l'appello di Marinoni.