L'analisi di Confapi, Cordua: «Vale la pena mantenere un cauto ottimismo»

Avanti piano ma meglio del previsto, o comunque meno peggio dell'atteso. Questo dicono i dati della congiunturale relativa al quarto trimestre 2022 del centro studi di Confapi Brescia. Lo studio interroga un campione di aziende associate, piccole e medie imprese in prevalenza metalmeccaniche, disegnando un quadro meno cupo di quanto si temesse fino a qualche mese fa. Il 2022 era iniziato bene, sull'onda della grande cavalcata del 2021, dopodiché guerra e accaparramento delle materie prime hanno creato ulteriore disordine là dove non c'era ordine e l'economia ha iniziato a procedere a tentoni. E così ha fatto ovviamente anche quella bresciana, il cui tessuto è ben collegato con le dinamiche dei flussi globali delle merci e dei servizi. Il terzo trimestre aveva quindi segnato il passo ma il quarto, inaspettatamente, ha mostrato vivacità, facendo tirare un sospiro di sollievo anche per i prossimi mesi, seppur con molti se e dubbi. «L'anno si è chiuso complessivamente in modo positivo per il sistema delle imprese, anche se è evidente che il calo degli ordini avrà un certo impatto nei prossimi mesi - afferma il presidente di Confapi Brescia, Pierluigi Cordua -. Vale quindi la pena mantenere un cauto ottimismo per il prossimo futuro, dal momento che alcuni fattori che nei mesi scorsi erano stati fonte di grande instabilità, con conseguente riduzione o addirittura azzeramento dei margini per le imprese, stanno oggi rientrando entro i livelli di guardia. Mi riferisco, in particolare, ai prezzi energetici e del gas, oggi significativamente più bassi rispetto al recente passato. L'attenzione resta comunque alta: gli scenari economici di questo periodo mutano con una repentinità tale da rendere difficile fare previsioni». Detto questo, e messi i puntini sulle i per ricordare che il mare resta mosso, negli ultimi tre mesi del 2022 i fatturati sono cresciuti per il 46% delle imprese (a causa, anche, dell'aumento dei prezzi), mentre sono rimasti uguali per un'impresa su cinque. La produzione ha registrato segno positivo per il 42% delle imprese e, per il 28%, è rimasta uguale al trimestre precedente. Meno positivi gli ordini, con il segno «più» solo per il 28% delle imprese intervistate, mentre il 41% ha registrato una contrazione. Variazioni sostanzialmente nulle per la gran parte delle imprese per quanto concerne occupazione, giacenze e investimenti. In crescita invece, oramai una costante, i costi di produzione.