Questa è forse la storia di una catastrofe annunciata. Mesi di boom, migliaia di nuove assunzioni, cantieri aperti in ogni angolo dell'Isola e centinaia di m il ioni di euro investiti grazie al Superbonus no% sono già un ricordo: orale imprese edili dell'Isola devono infatti iniziare il 2023 affidando le speranze di lavoro alla nuova agevolazione per le ri qualificazioni eco-sostenibili, il ben più sconveniente Bonus al 90%, già partito con il piede sbagliato visto che le richieste di interventi di ristrutturazione nelle prime due settimane dell'anno sono crollate rispetto al passato. Senza contare che il settore ha dovuto dire addio anche al bonus facciate, gettonatissimo in Sardegna per la possibilità di rinnovare le superfici esterne degli edifici con poca burocrazia e recuperando il go% della spesa.
Paure
Ed ecco che gli spettri di una nuova crisi dell'edilizia cominciano ad addensarsi, aggravando un situazione già difficilissima per migliaia di impresari, gravati da bilanci pieni di crediti fiscali accumulati in questi mesi ma di fatto impossibilitati a cederli a intermediari finanziari per trasformarli in denaro contante. Un caos che ha fatto scattare i primi campanelli d'allarme in questi giorni e minaccia di trasformarsi in un disastro occupazionale con pochi precedenti.
Allarme
«Stiamo attraversando una bufera, avverte Andrea Virdis, presidente regionale dei costruttori affiliati a Confapi-Aniem. «Le adesioni al nuovo Superbonus al 90% sono pochissime e nel frattempo le banche si sono chiuse a riccio rifiutandosi di acquistare i nostri crediti fiscali, fondamentali per ottenere le risorse necessarie a pagare gli stipendi e coprire gli investimenti fatti». Anche Silvio Alciator, rappresentante dell'Ance, l'associazione dei costruttori aderenti a Confindustria, ammette: «Abbiamo percepito una frenata del mercato, ma soprattutto avvertiamo l'incapacità delle imprese di poter cedere le detrazioni a terzi. Un'emergenza che sta innescando un effetto domino deleterio: in tanti non accettano più nuovi clienti e hanno cominciato e malincuore a mettere in cassa integrazione i propri dipendenti».
Beffa
Alciator ne è sicuro: «Il nuovo Superbonus al 90% non attecchirà. perché non è conveniente. Non solo, le opzioni rimaste per chi vuole ristrutturare casa si limitano ad agevolazioni del 50% sul quale però difficilmente si potrà strappare lo sconto in fattura, ma solo la semplice detrazione da spalmare in dieci anni. Il che la renderà ancora meno interessante». Il leader degli edili di Confapi sorride amaramente davanti alla beffa: «Un tempo si chiudeva per debiti, ora le aziende stanno fallendo con le casse piene di crediti che nessuno però vuole. Parliamo di realtà solidissime, che sono andate avanti generazione dopo generazione nonostante le tante crisi, e che ora si ritrovano con un pugno di mosche». Virdis si sente quasi tradito: «Il Superbonus 110% si è trasformato in un boomerang lanciato contro migliaia di piccole e medie imprese sarde che hanno scommesso milioni di euro sul boom dell'edilizia, hanno assunto quasi diecimila persone in un anno, si sono fatte carico dei rincari stellari che materie prime e attrezzature hanno registrato in poco tempo, e oggi affrontano l'orlo del baratro».
Soluzioni
Il rappresentante degli industriali lancia l'allarme: «La questione occupazionale è un bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Per ora si lavora d'inerzia, per conclude re i cantieri già programmati, ma a giugno tutto finirà e in tanti saranno costretti a licenziare». Ecco perché l'Ance preme da tempo affinché la Regione si attivi pe riacquistare i crediti incagliati usando il capiente cassetto fiscale a sua disposizione. «Così da poter mandare avanti il settore per almeno due anni». Il presidente Aniem si aggiunge al coro di chi invoca un aiuto: «La Regione acquisti i nostri crediti fiscali, è un passaggio fattibile che garantirebbe la sopravvivenza di un comparto che ha dimostrato in questi mesi la propria importanza. L'edilizia ha assicurato occupazione e sviluppo alla Sardegna e non può essere abbandonato come se nulla fosse».