Le piccole e medie imprese torinesi vedono nero. Il 2023, secondo l'indagine congiunturale di fine anno condotta dall'Api Torino, sarà un anno ancora difficilissimo, durante il quale le aziende dovranno continuare a fare i conti con un contesto del tutto imprevedibile. Le difficoltà attuali, quindi, si sommano a previsioni negative per i prossimi mesi. «Siamo di fronte sottolinea Fabrizio Cellino, presidente dell'associazione che raggruppa le pmi ad una situazione volatile, incerta, complicata e ambigua. Si tratta di un panorama a dir poco straordinario, che anticipa ad un futuro complesso da decifrare e, soprattutto, da affrontare». Per Cellino mai come oggi «dobbiamo fare fronte comune per rispondere ad una serie di fattori negativi che possono mettere davvero a rischio la tenuta di moltissime imprese». Le emergenze da affrontare sono energia, cuneo fiscale, burocrazia. «Certo, la manovra del governo dà alcune risposte (ancora da verificare, però), ma occorre una risposta corale, di territorio e di Paese», aggiunge ancora. Le previsioni per il primo semestre 2023 mostrano ancora forte preoccupazione da parte degli imprenditori a causa delle continue difficoltà a livello nazionale e internazionale che ormai perdurano da diverso tempo. Il saldo ottimisti-pessimisti rimane ancora una volta su livelli negativi. In generale, le pmi torinesi prevedono per il prossimo semestre una significativa contrazione di tutti i principali indicatori congiunturali, a partire dai livelli occupazionali: produzione -6,8%; ordini -4,9%; fatturato -4,1%. Potrebbero aumentare, invece, le imprese che ricorrono alla cassa integrazione (15,6%), in aumento del 4,3%. Nel secondo semestre 2022, invece, tutti gli indicatori congiunturali si mantengono su livelli positivi, ma in rallentamento rispetto ai valori registrati nei sei mesi precedenti. Complessivamente: saldo produzione + 10,7% (in calo di 10,1 punti percentuali); saldo ordini + 9,4% (in calo di 10,1 punti percentuali e quasi la metà non superano i 30 giorni); saldo fatturato +16,1% (in calo di 3,3 punti percentuali). A garantire la tenuta generale degli indicatori è soprattutto il buon andamento segnato in questi ultimi mesi dalle imprese esportatrici. Il livello degli investimenti, infine, si mantiene stabile, continuando a consolidarsi su valori di poco superiori al 60% del campione. Tuttavia, le previsioni per il prossimo semestre portano ad una flessione degli investimenti al 51,6%.