Allacciate le cinture. Per le piccole imprese, sondate dall’osservatorio Api Torino, alla prossima curva ripiomberemo a tutta velocità verso la recessione. E quindi dovremo fare i conti con disoccupazione, scarsa liquidità, problemi sociali. A certificare lo stato di crisi economica non ci sono ancora le crepe della cassa integrazione (appena il 6% del totale ha fatto richiesta di atomizzatori sociali), ondate di fallimenti (4 quelli registrati nelle ultime settimane) oppure sfilze di lettere licenziamento, ma un mix congiunturale esplosivo che rischia dl strozzare sul nascere la ripresa imboccata neanche un anno e mezzo fa. I fattori killer sono due: il caro energia che ora incide, in media, per oltre il 10% nei bilanci delle piccole imprese; e l'avanzata dei tassi di interesse che rimette in discussione investimenti e finanziamenti per la crescita. Il risultato è, come ha sottolineato Fabrizio Cellino, presidente di Api Torino, «è che rischiamo davvero di far saltare il banco». Senza interventi di politica industriale, dal price cap sul gas ai sostegni contro il curo bollette «abbiamo davanti tre scenari: disoccupazione galoppante, chiusura delle imprese e un massiccio uso della cassa integrazione». La «quiete» prima della tempesta, peraltro già messa In conto da quasi tutti gli studi, oggi è una crisi di fiducia. Ma che si traduce già nel bilanci previsionali delle imprese del territorio. Rispetto a tre mesi fa la fiducia degli imprenditori è crollata del 40%. Sei aziende su dieci danno per scontata una nuova fase recessiva. «l costi dell'energia ci renderanno meno competitivi, i costi del denaro in aumento ci taglierà fuori da molti mercati esteri», lamenta Cellino. In concreto le Pmi si stanno preparando al peggio: il 26% ha rinviato gli investimenti, il 55% ha aumentato i prezzi (se ne sono accorti i consumatori, direttamente o indirettamente), il 21% cerca di rinegoziare i contratti di fornitura. E questo è solo l'antipasto. Perché le piccole imprese che fanno i conti con la crisi in affino (la Germania, nostro primo partner, si avvia verso la recessione), prevedono un crollo della produzione del 40%, flessione del fatturato pari al 32% e ordini in picchiata del 42%. Secondo rigai i costi della produzione sono aumentati del 40% in un anno. E nelle prossime settimane cominceranno ad impattare sulla gestione operativa, fin qui sostenuta dal buon andamento del mercati. Api Torino stima che il 20% delle imprese chiederà la cassa Integrazione. Ora, il fattore tempo è fondamentale, secondo Cellino, per determinare se andremo incontro a un brusco mini-stop o a una lunga recessione. «Per calmierare l’inflazione la Bce ha aumentato i tassi. Ma l’inflazione è data dalla crisi energetica. II costo del denaro rischia di fare più male delle bollette della luce».