Studio di Apindustria: scelta obbligata per rimanere competitivi
Sulla sostenibilità le Pmi bresciane iniziano a esserci, o almeno così sembra dalla ricerca presentata ieri in via Lippi da Maria Garbelli del centro studi di Apindustria Confapi Brescia. Hanno migliorato l'efficienza dell'edificio o dei macchinari (due su tre), l'8o% ha prestato particolare attenzione ai consumi energetici, quasi tutte hanno privilegiato filiere vicine quando è stato possibile. Burocrazia e oneri rallentano la corsa, e non tutto va liscio se quasi un'impresa su due interviene poco su logistica e packaging. «La sostenibilità diventerà tema strategico per le nostre imprese - ha sottolineato ieri il presidente dell'associazione Pierluigi Cordua - ed è quindi necessaria una rivisitazione strategica da parte delle aziende. Il salto da fare è importante, deve essere accompagnato e sostenuto, e in tal senso è importante il ruolo che devono avere le associazioni di rappresentanza, gli enti camerali, le banche». Ieri in via Lippi c'era anche Roberto Saccone, il presidente della Camera di Commercio, il quale ha ribadito il concetto: «L'impresa del futuro o sarà sostenibile o non sarà». Ha osservato che forse il panel dello studio riguarda un gruppo di aziende in qualche modo privilegiato (essere in un'associazione significa avere servizi, informazioni, opportunità di scambi di idee che altrimenti sono più complicati) e che probabilmente lo sguardo d'insieme sulla realtà bresciana, fatto da 120 mila imprese in gran parte di dimensioni minuscole, è forse un po'meno ottimistico. Ciò non di meno il cambio di paradigma è necessario e "Futura. Economia per l'ambiente", la manifestazione in programma ad ottobre, sarà una preziosa occasione per mostrare che cambiare è possibile e necessario, partendo dal presupposto che la sostenibilità e già oggi un fattore di competitività per il Paese e le sue imprese. Marco Franco Nava, direttore regionale Lombardia Sud di Intesa Sanpaolo, ha osservato che su tre dei problemi principali sollevati dalle imprese (burocrazia, scarsa conoscenza delle opportunità e risorse economiche insufficienti) la banca può fare molto, «avendo già messo a disposizione una piattaforma digitale gratuita che consente di individuare bandi esistenti e di futura emanazione, così come le importanti risorse stanziate dall'istituto per sostenere le imprese che si orientano verso obiettivi Esg». Lo stesso rating d'impresa per valutare i crediti sta cambiando. Non più solo parametri economico finanziari, ma anche uno sguardo sempre più attento anche agli sforzi che le imprese stanno facendo per la sostenibilità. La strada è segnata, insomma, ed è bene che grandi e piccole imprese tengano presente la traccia e il fatto che il tempo della transizione non sarà illimitato.