Delpiano (Confapi): i soldi non servono per piani di sviluppo

L'Associazione bancaria italiana pubblica il solito report mensile: «A marzo 2022, i prestiti a imprese e famiglie sono aumentati del 2,6% rispetto a un anno fa. A febbraio dell'anno in corso, per i prestiti alle imprese si registra un aumento dell'1,2% su base annua. L'aumento è del 3,8% per i prestiti alle famiglie». Il mercato insomma si sta risvegliando dopo due anni di crollo causa Covid. Complice anche il fatto che i tassi, rispetto a 12 mesi fa, sono aumentati di poco, qualche decimale e nulla più rimanendo quindi sostanzialmente gli stessi. Ma Bankitalia avverte: «N à. p rimi tre mesi del 2022 i criteri di offerta suí prestiti alle imprese hanno registrato un lieve inasprimento, riconducibile a una maggior percezione del rischio e a una parallela minore tolleranza dello stesso. Anche i termini e le condizioni sono peggiorati». Come se non bastasse, prevede anche «una stretta creditizia nel prossimo futuro». Il trend di ripesa del ricorso al prestito si registra anche in Sardegna, «ma attenzione perché molte chiedono soldi non per realizzare un piano di sviluppo ma per restare nel mercato», sottolinea il presidente regionale di Confapi.

«Stiamo attenti»

«Sicuramente registriamo molto interesse e un ritorno alla richiesta di credito, soprattutto nella finanza agevolata ma devo dire anche su quella tradizionale sottolinea Giorgio Delpiano, numero uno di Confapi Sardegna Certo, la normativa bancaria resta sempre molto complicata per le piccole imprese che soffrono nell'accesso al credito per la mancanza di grandi patrimoni ad esempio». Però Delpiano, «dopo i due anni terribili del Covid e adesso che conia guerra in Ucraina si assiste a una speculazione dietro l'altra», sottolinea come «molte nostre imprese non stiano ricorrendo ai prestiti per realizzare piani di sviluppo ma per stare nel mercato e agevolarne la ripresa. Certo, si sta registrando anche un aumento delle richieste lavorative e questo fa ben sperare». Ma, conclude Giorgio Delpiano, «l'imprenditore dopo anni orribili e un periodo attuale non proprio esaltante chiede un prestito anche per entrare nel mercato che ha di per se delle condizioni complesse».

«Cresce la domanda»

«Per quanto riguarda il mondo delle cooperative e il microcredito, settori di cui ci occupiamo, i segnali di incoraggiamento ci sono e sono notevoli. Crescono le domande infatti di prestiti da parte di imprese appena nate - analizza Emanuele Cabras, della Coopin -. Ed è forte l'esigenza di coprire il fabbisogno da parte di soggetti che non hanno accesso al credito ordinario, fra tutti i giovani che hanno costituito nuove imprese». Cabras analizza anche i settori che più di altri hanno richiesto prestiti: «Parliamo del mondo della ristorazione e della piccola ricettività, quindi turismo in generale, ma anche agricoltura e pesca». Che sono poi sono trai settori più importanti per l'economia dell'Isola. «Dopo la crisi profonda del 2020 coincisa con l'esplosione del Covid, nel 2021 si è registrato un risveglio, benché ancora condizionato dalla pandemia, e nei primi mesi di quest'anno il trend è di crescita». Anche se qualche problema non manca, «esiste una fase delicata per le imprese avviate durante il periodo di crisi, quindi nel 2019 e 2020, che hanno usufruito di una moratoria dei pagamenti sino a metà 2021 e ultimamente stanno emergendo diverse situazioni di crisi».

I numeri

Il 31 marzo la Banca d'Italia ha pubblicato tutte le statistiche del 2021, comprese ovviamente quelle riguardanti i prestiti. Nell'ultimo quadrimestre dello scorso anno nell'Isola sono stati concessi prestiti per poco meno di 26 milioni, di questi 9 milioni e 300mila euro a “società non finanziarie e famiglie produttrici” (oltre la metà dei soldi sono andati nel settore dei servizi). Balza agli occhi però un altro dato, quello riguardante la variazione percentuale dei prestiti concessi sempre da settembre a dicembre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020. Nell'Isola c'è stato un aumento di concessione prestiti del 2,6% (la media nazionale era del 2%); per le società non finanziarie e famiglie produttrici del 2,8% (media dell'1,7%), per le piccole imprese addirittura del 3,9% contro l'1,1% di media nazionale.