Numeri record per l'export bresciano che nel 2021 ha raggiunto quota 18,8 miliardi di euro, la cifra più elevata di sempre, con una crescita del 26,1% rispetto al 2020. Secondo la fotografia fatta dall'Istat, la crescita delle esportazioni bresciane nei dodici mesi risulta ampiamente più forte di quanto rilevato in Lombardia (+19,1%) e in Italia (+18,2%). Cifra record anche per le importazioni, pari a 11,5 miliardi (+49,1% sul 2020, +28% sul 2019), per un saldo commerciale di 7,4 miliardi di euro. Per quanto riguarda solo il VI trimestre 2021, l'export bresciano ha raggiunto i 5 miliardi, l'importo più elevato da quando è disponibile la serie storica, +17,3% rispetto allo stesso periodo del 2020 e + 24,2% rispetto allo stesso periodo del 2019. Nonostante i risultati positivi conseguiti lo scorso anno, secondo Confindustria Brescia il sistema delle imprese guarda con particolare preoccupazione al 2022, in un contesto in cui, all'endemica scarsità di materie prime e di componenti, si è aggiunto il conflitto bellico fra Russia e Ucraina. Le tensioni geopolitiche in atto hanno portato le quotazioni degli input energetici su livelli assolutamente impensabili fino a qualche tempo fa e, contemporaneamente, minacciano gli scambi da e verso le aree coinvolte nella guerra, oltre a zavorrare la fiducia di imprese e famiglie. Sulla stessa linea d'onda anche l'analisi del presidente di Apindustria Confapi Brescia, Pierluigi Cordua. «I dati consolidano la forte ripresa avvenuta nel 2021e confermano la straordinaria vocazione all'export delle imprese bresciane afferma Cordua -. Una quota così importante di export per il sistema bresciano fa però accrescere le preoccupazioni già esistenti su prezzi delle materie prime, dell'energia e della logistica. E, aggiungo, anche della sicurezza e della cybersecurity». Il conflitto in corso sta mettendo a dura prova la tenuta del sistema produttivo, già sotto stress negli ultimi due anni a causa della pandemia. «Il timore è che la crescita del 2022 possa essere fortemente pregiudicata, creando peraltro un mix pericoloso di inflazione e crescita scarsa o nulla. Con mercati così interconnessi sarebbe ingenuo pensare di potere limitare a livello locale gli effetti delle sanzioni e delle ricadute sui prezzi e sulla disponibilità delle risorse». Di qui l'auspicio «che l'Italia e l'Unione Europea adottino misure straordinarie per garantire la tenuta del tessuto economico e sociale. L'integrazione dei processi in ambito UE è fondamentale, procedere in ordine sparso porterebbe a risultati scarsi o nulli».