Con quasi 19 miliardi di euro il 2021 à conferma l'anno dei record per l'export bresciano, in crescita del 26% rispetto al terribile 2020 (e fin qui era facile) ma superiore anche a tutti i dati pre-pandemici, ai 16,9 miliardi del 2018 o ai 16,4 del 2019. A osservarlo sono i dati Istat sull'export nazionale diffusi ieri. Battuti tutti i record, anche il quarto trimestre 2021 ci ha messo del suo, superando addirittura i 5 miliardi di esportazioni in soli tre mesi. In forte risalita anche le importazioni (poco meno di 12 miliardi) ma un saldo commerciale che sfiora i 7,4 miliardi di euro (solo nel 2019 andò di poco meglio). A fare il pieno è come sempre l'area UE (Germania e Francia in primis) , che da sola sistema quasi i due terzi dei beni e servizi bresciani e fa +30% rispetto al 2020. In trend più che positivo sono comunque tutte le macro aree del pianeta. Il dato bresciano è tra i migliori a livello nazionale. «L'analisi provinciale dell'export - osserva infatti l'Istat - mostra performance positive per quasi tutte le province italiane: i contributi più elevati si rilevano per Milano, Torino, Brescia, Firenze, Vicenza, Roma, Bergamo, Siracusa, Modena e Bologna». Se Brescia ha fatto il botto, la media nazionale registra comunque un mirabolante +18% in un anno, in crescita sia rispetto al 2020 che al 2019. La Lombardia, da sola, ha contribuito all'aumento dell'export nazionale per 5 punti percentuali, di cui la metà spiegata dall'incremento delle vendite di metalli, prodotti chimici e macchinari. «Nonostante i risultati positivi conseguiti lo scorso anno - sottolinea però in una nota Confidustria Brescia -, il sistema delle imprese guarda con particolare preoccupazione al 2022, in un contesto in cui, all'endemica scarsità di materie prime e di componenti, si è inserito il conflitto bellico fra Russia e Ucraina». Per Confindustria Brescia le tensioni geopolitiche hanno portato le quotazioni degli input energetici a livelli impensabili, minacciano gli scambi da e verso le aree coinvolte nella guerra e zavorrano la fiducia di imprese e famiglie».

«I dati confermano la straordinaria vocazione all'export delle imprese bresciane - afferma il presidente di Apindustria Confapi Brescia Pierluigi Cordua -. Una quota così importante di export per il sistema bresciano fa però accrescere le preoccupazioni già esistenti su prezzi delle materie prime, dell'energia e della logistica. E, aggiungo, anche della sicurezza e della cybersecurity». Per Cordua la guerra in corso, motivo di preoccupazione ovviamente sul piano delle tensioni internazionali e ancor più per le ricadute sul piano umanitario, sta mettendo a dura prova la tenuta del sistema produttivo, già sotto stress negli ultimi due anni a causa della pandemia. «Il timore è che la crescita del 2022 possa essere fortemente pregiudicata - sottolinea Cordua -, creando peraltro un mix pericoloso di inflazione e crescita scarsa o nulla». Di qui l'auspicio «che l'Italia e l'Unione Europea adottino misure straordinarie per garantire la tenuta del tessuto economico e sociale».