Apindustria analizza il primo trimestre dell'anno
 
Il centro studi Apindustria ha effettuato un'analisi del - l'andamento dei fatturato e degli ordini del primo trimestre delle piccole e medie imprese: i segnali sono positivi e di ripresa, ma preoccupa l'aumento dei costi delle materie prime.
Il primo trimestre 2021 conferma i segnali di ripresa per le PMI bresciane ma preoccupano sempre più prezzi e difficoltà di approvvigionamento delle materie prime. A osservarlo è l'indagine relativa al primo trimestre realizzata dal centro studi Apindustria Confapi Brescia attraverso un questionario a un campione di 100 imprese associate, in prevalenza del manifatturiero. Lo studio rileva che per sette Pmi su dieci fatturato, ordini e produzione sono in crescita. Nel dettaglio, il 18% delle imprese dichiara un fatturato in crescita superiore del 20% rispetto al trimestre precedente, il 10% in crescita tra l'11 e il 20%, un altro 38% comunque con segno positivo. Simili anche ì dati relativi a produzione e ordini. Preoccupa, soprattutto in prospettiva, il dato di quel 20% di imprese che registra invece fatturati in calo anche nel primo trimestre 2021. Migliora la situazione sui mercati esteri: se i trimestri precedenti testimoniavano estrema cautela oltralpe, limitando le opportunità di crescita all'Italia, il nuovo anno si apre all'insegna della ripartenza dimostrando maggior dinamicità, soprattutto nella Comunità Europea. Segnali di vivacità arrivano anche dal mercato domestico, ancora molto fermi invece gli investimenti (così dichiara il 70% degli intervistati). A preoccupare le PMI (e non solo loro) è la dinamica relativa alle materie prime, in crescita piuttosto sostenuta per prezzi e difficili da reperire. Lo studio osserva che nel primo trimestre 9 imprese su dieci segnalano un aumento generalizzato dei prezzi: «Al momento - afferma il centro studi - l'incremento di costo non si è tradotto in un incremento delle scorte ma ha generato problemi alla produzione per il 12% degli intervistati, traducendosi in ritardi e fermi mediamente di 2o giorni, ma con punte di 45 giorni. Preoccupa soprattutto l'andamento dei prossimi mesi: il 56% degli intervistati prevede infatti ulteriori incrementi, con un 38% di imprese che teme di essere costretta a fermare la produzione». Le aspettative sul futuro rimangono molto incerte. Il report ha interpellato le PMI anche sul prossimo futuro ma su questo, in una fase come questa, regna l'incertezza. Le imprese si dividono infatti quasi in parti uguali tra chi prevede miglioramenti (28%), chi immagina una situazione in peggioramento (30%) e chi non fa previsioni o non si attende cambiamenti significativi (42%). Apindustria Confapi si dice ovviamente soddisfatta per questi piccoli segnali positivi, soprattutto dal fronte manifatturiero, ma non dimentica il quadro di contesto generale: «E’ evidente che la ripartenza piena potrà esserci solo dopo una copertura vaccinale massiva - afferma il presidente Pierluigi Cordua - e solo quando ci sarà il coinvolgimento di tutti i settori. Si potrà parlare di ripartenza vera solo quando sarà generalizzata, non certo se è limitata ad alcuni ambiti produttivi». Apprensione ovviamente anche per le materie prime: «Il tema Ilva e della produzione di acciaio nazionale è di importanza strategica, così come è necessario allargare le maglie dell'importazione di acciai speciali, oggi frenate dalla quote di salvaguardia che riducono di fatto la libera importazione».