Servono norme certe su accesso al credito, sicurezza e salute sul lavoro»
 
Secondo l’analisi di Unioncamere condotta a fine giugno 2020, in Emilia-Romagna le realtà imprenditoriali guidate da under 35, rispetto alla stessa data del 2019, hanno subito una riduzione del 3,4% pari a 961 unità e risultano 27.106, il 6,8 % del totale delle imprese regionali. La riduzione delle imprese giovanili è principalmente da attribuire alle ditte individuali, che hanno accusato una flessione molto ampia, 707 unità, pari a -3,3%, anche se la contrazione è risultata notevolmente più rapida per le società di persone (-7,7%, pari a 141 unità). Delle imprese giovanili parliamo con Alice Vaccari di Serigrafica Carpigiana, vicepresidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’associazione Confapi Emilia. «Un quadro generale sicuramente preoccupante per chi, come noi – spiega Alice Vaccari – è fortemente convinto che l’imprenditoria sia fattore critico di successo per condurre, guidare, indirizzare il futuro del nostro Paese fuori da ogni situazione di crisi soprattutto in questa fase pandemica. Purtroppo in Italia fare impresa è ancora troppo spesso la vera impresa». Tasse, burocrazia, difficoltà di accesso al credito restano i principali ostacoli all'attività d’impresa. «L’imprenditore risolve problemi con le proprie idee: dovrebbero tutti esserne consapevoli ma continuiamo a leggere e commentare i numerosi ostacoli che si frappongono tra gli imprenditori e l’effettiva possibilità di aprire una propria attività». Da un’indagine condotta dal Digital Trasformation Index di Dell Technologies emerge che il 23% dei manager teme per la sopravvivenza dalla propria azienda da qui al 2022 e solo il 41% dei manager intervistati crede nella possibilità di superare la fase difficile. «Tendenza che potrà essere invertita – prosegue Alice Vaccari – solo dando alle nostre imprese le certezze normative sull’accesso al credito, sulle tutele in materia di sicurezza e salute sul lavoro: ancora oggi sono troppe le incertezze che generano continui interrogativi che frenano o inibiscono le iniziative imprenditoriali. Questo è il male del nostro Paese che continua a generare preoccupazioni sul futuro. Ciò che spaventa oggi un imprenditore non è la resilienza o il timore di perdere investimenti ma l’incertezza del contesto generale in cui deve operare». Qual è la ricetta del Gruppo Giovani Imprenditori per aiutare a fare impresa? «Per prima cosa la condivisione delle esperienze di ognuno di noi è un modo stimolante per formarci, cosa che un’azienda da sola non potrà mai fare. Analizzare criticamente la propria situazione aziendale, porre attenzione al mondo imprenditoriale che ci circonda e dunque agire di conseguenza, sono competenze che ci risultano semplificate se siamo inseriti in un contesto stimolante come quello dei GGI – aggiunge Alice Vaccari – Trasformare la propria idea in progetto imprenditoriale è entusiasmante ma al tempo stesso complesso. Ecco perché crediamo che solo condividendo le difficoltà fare impresa diventi più facile. Questo facciamo con il nostro Gruppo. Vogliamo contribuire attivamente con le istituzioni regionali e locali come voce dei giovani imprenditori emiliani che continuano a trovarsi oppressi dalla burocrazia, le cui vittime preferite sono da sempre gli aspiranti imprenditori». «Fondamentale – conclude – la necessità di innovare continuamente: come GGI vogliamo garantire una rappresentanza delle Pmi in linea coi tempi, in grado di generare e promuovere l’innovazione: per incentivare l’imprenditorialità a tutti i livelli servono istruzione e formazione, alternanza scuola-lavoro e corsi pratici all’università, in quanto manca il saper fare impresa, creare un sistema di tutele per l’imprenditore e per il processo che accompagni lo stesso a favorire il passaggio generazionale dell’impresa riducendo il carico tributario per il periodo necessario alla sua attuazione, credito e incentivi».