La proposta di Confapi: «Marghera a una società tra pubblico e privato»
 
La Via della Seta l'ha scoperta Marco Polo ma adesso Venezia se l'è fatta soffiare da Trieste, affermano i vertici di Confapi veneziana, la Confederazione italiana della piccola e media industria privata. E il primo effetto è che le imprese venete «hanno subito un progressivo deterioramento delle quote di esportazioni verso il Far East nel periodo 2017 2019, perdendo ogni anno 1'1,8%, a fronte di un +8,0% delle imprese dell'Emilia Romagna, che usano i porti di Genova, La Spezia e Livorno». Simone Padoan, consigliere delegato di Confapi ed esperto di relazioni internazionali, riprende l'allarme lanciato dall'assessore allo Sviluppo economico Simone Venturini, e ricorda che gli interessi e i flussi di merci tra Europa ed Estremo Oriente esigevano, da anni, un porto intermodale nell'Adriatico, che doveva essere Venezia. E, invece, Germania e Cina hanno scelto Trieste «invitati da un sistema che aveva trovato piena sintesi tra Autorità Portuale, Comune e Regione». Trieste, insomma, è stato sostenuto dal gioco di squadra, il porto Venezia è stato affossato dalla mancanza di visione comune. A Venezia, continua Padoan, non esiste un piano strategico né strumenti che forniscano motivazioni ad un investitore per insediarsi a Porto Marghera. E perfino il riconoscimento di una eventuale Zes o ZIs (Zona logistica semplificata) diventa più un rischio che un'opportunità «a causa della speculazione immobiliare che fa schizzare i prezzi alle stelle ogni volta che un investitore si interessa a un terreno». Cosa fare? Per Confapi molte aree devono passare al Demanio che li deve dare in gestione a una società mista pubblico-privata, dove la parte privata è costituita da investitori finanziari di rilievo, mentre la parte pubblica è composta dalle Amministrazioni che hanno competenza sull'area. La società deve calmierare la speculazione immobiliare e negoziare con gli investitori privati. «È un progetto, conclude Padoan, che richiede anche un preciso posto all'interno del Recovery Plan».