L'impatto del Covid in Veneto, nell'anno orribile 2020, si riflette nei numeri tutti rigorosamente preceduti dal segno negativo, elaborati da Confapi Venezia, l'associazione delle piccole e medie imprese.
 
GIÙ IL PIL
A balzare all'occhio è, anzitutto, la brusca contrazione del Pil, sceso del 9,3%, dei consumi (-11,1%) e degli investimenti (- 9,1%). Dopo che nel 2019 il prodotto interno lordo aveva segnato una leggera ripresa dello 0,4%, la dinamica imprenditoriale di luglio-settembre dello scorso anno vede il Veneto chiudere il terzo trimestre con un -0,6% rispetto allo stesso periodo di due anni fa, con una diminuzione più marcata per l'industria (-1,4%) e l'agricoltura (-1,3%) rispetto ai servizi (-0,4%). Il Covid, di fatto, si è abbattuto come un uragano sulle imprese, tornando a "mordere" con la seconda ondata: se, da un lato e secondo le stime dell'Istat, tra il 23 ottobre e il 16 novembre scorso il 72,4% delle imprese venete ha dichiarato di essere in piena attività, il 20,8% di essere parzialmente aperta, il 6% di essere chiusa ma prevedendo di riaprire, lo 0,8% di essere chiusa definitivamente, sull'altro versante per il 68% di esse i mesi tra giugno e ottobre hanno segnato un calo di fatturato che nel 10,6% dei casi è stato meno del 10%, nel 44,1% dei casi tra il 10 e il 50% e nel 13,3% si è più che dimezzato. Un altro 2,1% non ha prodotto fatturato, mentre solo un 30% non riferisce variazioni.
 
EXPORT
Naturalmente il Covid ha inciso tantissimo sulle esportazioni: nei primi nove mesi del 2020 il Veneto ha registrato una flessione dell'll% rispetto allo stesso periodo del 2019 (meglio, comunque, del -12,5% nazionale). La riduzione delle vendite si è fatta sentire nel principale mercato delle aziende venete, quello tedesco, dove in numeri assoluti la riduzione sfiora i 238 milioni di euro. A livello settoriale, solo il compatto chimico farmaceutico ha registrato un saldo positivo (+5%), grazie alla vendita di medicinali, mentre i settori più colpiti sono quelli della moda, dei macchinari e delle forniture mediche. Non se la passa meglio il mercato del lavoro: secondo i dati di Veneto Lavoro, la pandemia ha comportato una contrazione del saldo occupazionale (differenza tra assunzioni e cessazioni) veneto di -11.500 posizioni di lavoro dipendente, che alla fine del 2019 avevano chiuso con +26.500. Continua a diminuire il numero degli occupati che nel terzo trimestre del 2020 è sceso dello 0,8% rispetto al secondo, del 3,1% sul primo e del 2,8% rispetto a un anno fa, colpendo soprattutto le donne e i lavoratori indipendenti. Il tasso di disoccupazione è aumentato a settembre al 6,4% contro il 4, 7% di tre mesi prima, mentre quello di occupazione è pari al 65,6% contro il 65,9% di tre mesi prima e il 67,4% di fine marzo. Le ore di cassa integrazione erogate sono state ben 344.479.784, con l'alberghiero come settore con la congiuntura più sfavorevole.
 

TURISMO A PICCO
La flessione occupazionale del 2020 è concentrata soprattutto nei servizi turistici: -15mila lavoratori e -45% di assunzioni a fine anno sul 2019, con un'incidenza maggiore nella provincia di Venezia (-35%). «La contrazione del Pil fino al 9,3%e la perdita di 11.500 posti di lavoro danno la misura della spaventosa crisi innescatasi nel 2020, sottolinea il presidente di Confapi Venezia Marco Zecchinel . Se l'anno scorso è stato necessario abbandonare gli strumenti ordinari di sostegno alle imprese in favore di innovativi strumenti straordinari per favorire il rilancio delle aziende e nuove politiche attive per il lavoro, in questo 2021 bisogna passare dal ristoro alla ripresa».