L DRAMMA DEGLI ANZIANI
Le assicurazioni rifiutano di coprire le Rsa
La paura arriva anche nelle Rsa. Per il momento la situazione non è preoccupante, ma i vertici di diverse case di riposo si trovano ad affrontare un problema non da poco: l`assicurazione per la responsabilità civile professionale medica. Circa il 10% delle strutture si è visto annullare unilateralmente il contratto dalla compagnia. MASSIMILIANO RAMBALDI - P. 36


Rsa, stop alle polizze Contratti disdetti per una struttura su 10
I sindacati: "Poche compagnie coprono la pandemia Così diventa impossibile lavorare in serenità"


ALESSANDRO MONDO MASSMILIANO RAMBALDI
Con l`aumento dei contagi e dei ricoveri in ospedale, la paura arriva anche nelle rsa. Per il momento la situazione non è preoccupante, ma i vertici di diverse case di riposo a Torino e in Piemonte si trovano ad affrontare un problema non da poco: l`assicurazione per la responsabilità civile professionale medica. Circa il 10% delle strutture si è visto annullare unilateralmente il contratto dalla compagnia assicurativa per la copertura della pandemia. Non solo, praticamente nessuno si presta a coprire il rischio ex novo. Il risultato è molto semplice: in caso di contagio, decesso dell`ospite ed eventuale causa persa con i familiari, per la rsa di turno vorrebbe dire chiudere l`indomani.
Tra coloro che si sono visti arrivare la lettera di disdetta c`è Michele Colaci, responsabile di alcune rsa nella zona sud ovest di Torino e vice presidente di Confapi sanità: «Per avere una copertura assicurativa che comprendesse anche la pandemia, mi sono dovuto rivolgere all`estero. A Londra, con i Lloyds sono riuscito ad avere un prodotto che consentisse a me e a tutti i dipendenti di lavorare con serenità. Qui non si capisce che il settore sta pericolosamente barcollando. Ci sono in ballo migliaia di posti di lavoro». Il suo è un caso ancora più particolare: le sue strutture sono state covid free per tutta la durata del lockdown: «Al di là delle realtà che gestisco, il tema riguarda tutte le società che operano in questo settore. Il restante 90% delle rsa rischia seriamente, una volta scaduto il premio assicurati- vo, di trovarsi nella mia situazione. Ossia con compagnie che coprono solo i rischi pre covid. Ma tutti ci troviamo in un altro mondo ormai. Siamo alla paradossale situazione legislativa, oggi, in cui lo Stato obbliga ad assicurarsi e le compagnie però possono rifiutarsi di assumersi il rischio. Quello che sta avvenendo». Il quadro è sempre più preoccupante. In una lettera congiunta di alcune realtà come Anffas, Agespi, Anaste, Ansdipp, Aris, Uneba, inviata al Parlamento, Governo, Ministeri e Anci, si spiega l`urgenza di intervenire per sostenere il settore: «Serve un sostegno puntuale e complessivo sui servizi residenziali, intervenendo sia nelle norme legate ai decreti di urgenza, sia prevedendo anche un significativo ed adeguato spazio per le tematiche sociosanitarie, nell`ambito delle
politiche sanitarie. Queste dovranno costituire uno degli assi prioritari di intervento da finanziare con il Recovery Fund o con altri interventi europei». Alla base del documento vi sono fondati timori che la continuità di tali servizi sia a rischio. Il prezzo da pagare, da qui a pochi mesi in assenza di interventi strutturali, sarà un problema sociale ancor più grave. Rischia di venire meno, per centinaia di migliaia di persone con disabilità ed anziane, l`unico servizio che oggi costituisce il punto di riferimento in merito all`assistenza. Quello che rimarcano le associazioni è il dovere di creare una cabina di regia centrale, utile a tracciare strade concrete per evitare il crollo. E dalla politica arriva un`altra stoccata sul mondo dell`assistenzialismo. La consigliera regionale Monica Canalis (Pd) denuncia: «Dal 1 luglio al 9 ottobre 2020, l`Asl Città di Torino ha attivato soltanto 14 nuovi progetti di assistenza domiciliare, a fronte di ben 561 persone che hanno ricevuto una valutazione di non autosufficienza dall`Unità di valutazione geriatrica».