Il presidente uscente di Apindustria: «Numeri impressionanti ma il sistema ha tenuto grazie a una collaborazione che fa scuola»
Sivieri: «Investiamo sulle filiere»

La frase è a effetto e fa parte dello stile diretto, estroverso e pungente del personaggio. Ma coglie bene il portato della pandemia sul sistema produttivo bresciano. «La filiera non è una fantasia, e si è dimostrata la chiave della resilienza durante il periodo più duro. Spiace avere tuttavia dei dubbi che quest'esperienza si possa trasformare in un modello strutturale da implementare anche in tempo di pace. Però chissà, non si può mai sapere». E l'ultima uscita pubblica di Douglas Sivieri, l'imprenditore dell’Ict che per sei anni è stato alla guida di Apindustria Brescia e che fra pochi giorni cederà il testimone al suo successore (non ancora definito, per ora), E Sivieri coglie l'occasione per commentare l’ultima parte del suo mandato, «forse dice la più difficile prova che un'associazione di categoria potesse immaginare» Se infatti il manifatturiero provinciale ha complessivamente retto la forza d'urto del Covid grazie soprattutto al Protocollo di sicurezza orchestrato dalla Prefettura di Brescia insieme alle parti sociali e poi esteso sul territorio i dati di ieri sull'errori restituiscono l'immagine di un modello economico in gravissima difficoltà. Il ragionamento è culturale e, soprattutto, politico: «Ho fatto del mio meglio, con un forte impegno. Lascio un'associazione conscia del suo ruolo moderno, che porta le battaglie nel sistema economico, meno verso la controparte sindacale, sia perché sono mutati i tempi sia perché con le sigle locali, più che con i vertici centrali, si sono trovate intese nel nome dello sviluppo del territorio», dice. Ma poi aggiunge: «L’emergenza sanitaria ha insegnato il valore della collaborazione, ho visto imprenditori che prima si consideravano solo competitor ragionare insieme, scambiarsi conoscenze, materie prime e addirittura personale per garantire al sistema di rispondere alle richieste di un mondo che non si è mai fermato». Il risultato di questo nuovo modello economico che ha messo la filiera davanti agli interessi personali, per Sivieri, non sta però nei nu meri, «che sono preoccupanti e per alcuni lo saranno ancora di più nei prossimi mesi», ma nella presa di coscienza, da parte di tutti, che il cambiamento sarà strutturale. Di qui l'esigenza di ripensare alcuni pilastri finora corsi denti sacri: «Il rapporto anzi tutto con la politica spiega -che l'impresa deve considerare come una controparte da interrogare continuamente e con più cogenza». La gestione del Covid 19 per Sivieri ne è stata la dimostrazione: «L'Italia lo sta inseguendo, non lo sta affrontando». Il pensiero va alla scuola e al caos di questi giorni: «Con fatica, prima dell'estate, noi imprenditori, insieme ai sindacali, all'università e alle istituzioni sanitarie, abbiamo costruito una strategia di difesa e di attacco che ha funzionato: le aziende hanno potuto riaprire e si sono dimostrate i luoghi più sicuri. Perché invece non ci si è mossi nello stesso senso per la didattica? Le scuole sono chiuse da marzo, il tempo c'era». E da uomo di tecnologia Sivieri è l'ad ItCore, società attiva nella progettazione e fornitura di servizi e soluzioni Ict, si dice preoccupato per la tenuta dell'infrastruttura di gitele che dovrà sostenere la didattica a distanza: «Le aziende in questo periodo hanno investito molto per aggiornare la propria connettività. Si può dire lo stesso per gli istituti scolastici? Ho qualche dubbio, perché per gestire una cinquantina di lezioni in streaming contemporanea mente non basta aumentare la banda, quello è solo il prerequisito».

Massimiliano Del Barba