Le Pmi del Fvg dimostrano da un lato resilienza e grande vitalità, ma dall'altro lo scenario internazionale, ancora segnato dal conflitto in Ucraina, dall'impatto dell'inflazione e dall'aumento dei prezzi, impone la massima responsabilità per affrontare i prossimi mesi di emergenza economica, nel contesto del passaggio determinante del Pnrr. «Le nostre aziende, pur tra mille difficoltà, hanno dimostrato fin qui imprenditorialità tenace, flessibile, con spirito innovativo», commenta Dino Feragotto, vicepresidente di Confindustria Udine. «Con queste caratteristiche aggiunge si potranno gestire adeguatamente gli scenari che ci attendono nel prossimo Futuro. Stiamo entrando in un periodo di down, che si ripete ciclicamente. È difficile prevederlo con certezza: è ragionevole attendersi un calo, ma non credo sarà di proporzioni drammatiche. Serve però rimboccarsi le maniche e muoversi responsabilmente. Per chi produce, per essere competitivo, sarà ineludibile farlo sempre di più con prodotti a maggior valore aggiunto. La parola d'ordine continua ad essere flessibilità. Si deve continuare a puntare sull'export, possibilmente diversificato anche fuori dall'Europa. Bisogna accelerare con progetti che incrementino la digitalizzazione e riducano i consumi energetici, anche adottando flessibilità negli orari e nei processi produttivi». Massimo Paniccia, presidente di Confapi Fvg, evidenzia che «la crisi finanziaria mondiale del 2008, l'epidemia da Covid 19 e la guerra russo-ucraina, con le sue spinte speculative, se hanno un tratto comune è quello dell'imprevedibilità e degli effetti recessivi su tutta l'economia mondiale. L’Italia lamenta le maggiori penalizzazioni, anche per un'inflazione a due cifre, di cui non si aveva ricordo». A parere di Paniccia, dunque, «l'effetto più preoccupante resta quello della imprevedibilità della natura e della durata dei fenomeni. Ciò non risparmia le piccole e medie imprese del Friuli Venezia Giulia, la cui attività dipendente dalle forniture di energia e di materie prime». Nonostante lo scenario difficile, «quello che le imprese stanno facendo è dispiegare la loro straordinaria capacità di adattamento - evidenzia il presidente Confapi -, passando per la razionalizzazione dei costi e per l'efficientamento della produzione e dell'organizzazione aziendale, pur nella consapevolezza che ciò non è sufficiente. Oltre agli aiuti contingenti che lo Stato e la Regione attuano, è fondamentale un'azione convinta e decisa dell'Unione europea, che metta a sistema con unità d'intenti risorse e mezzi per incidere nelle relazioni politiche ed economiche a livello mondiale». Secondo Giovanni Da Pozzo, presidente della Cciaa di Pordenone-Udine, «le piccole e medie imprese in Italia e in regione hanno dato prova di essere la parte più viva del Paese ed è proprio grazie a questa vitalità che il Pil è aumentato». «Certo prosegue oggi le Pmi del terziario si trovano a fare i conti con una situazione difficile, dato l'aumento del costo dell'energia e del denaro, a fronte di una netta diminuzione dei consumi, sui quali ha avuto un impatto molto negativo la spirale inflazionistica. Questa situazione, ovviamente, poiché le imprese del terziario si riforniscono nel settore manifatturiero comporta a catena una crisi anche negli altri comparti. Dunque continua il presidente è importante per le Pmi tener duro in questo momento. Il driver del turismo, che a novembre avanzato sta ancora dando delle notevoli soddisfazioni, ma che va curato e gestito, sia seguito politicamente con l'attenzione che sta dimostrando di meritare. Anche alla luce del fatto che proprio il turismo e l'export sono state le voci che hanno dato i migliori risultati». «Di fronte alla "tempesta perfetta" varie sono state te strategie adottate dalle imprese di piccola dimensione - spiega il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti -. Un mix di riduzione dei costi, sperimentazione del digitale per la promozione e la gestione del personale a distanza, ricerca di nuovi mercati e soprattutto assorbimento degli shock gestionali con interventi di emergenza. Chi non ha potuto dar fondo a riserve finanziarie ha dovuto rivedere la struttura finanziaria; il ricorso agli ammortizzatori ha consentito di non privarsi dei collaboratori di difficile sostituzione; chi aveva già investito nel risparmio e nell'autonomia energetica sta raccogliendo i frutti dell'investimento. L'Albo artigiano sembra reggere complessivamente l'urto e la natalità artigiana si è dimostrata in recupero».