Il presidente di Confapi: le regole le dettano le istituzioni
 
L'obbligo di Green pass sul lavoro non è tema delle parti sociali, dei giuristi, dei magistrati: è una decisione che spetta allo Stato, al governo, alla Commissione europea. Questa la posizione di Maurizio Casasco, confermato ieri presidente di Confapi e da marzo presidente della Cea-Pme, la Confederazione Europea delle piccole e medie Imprese, che raccoglie 2,1 milioni di aziende in 24 Paesi, con 1,8 milioni di lavoratori. «Anche da medico», spiega, «è da tempo che sostengo l'equazione: più vaccini meno contagi, meno contagi meno varianti. Poiché la velocità della variante del virus è più veloce dell'eventuale variante dei vaccini, la sfida è sulla velocità dell'uomo rispetto alle varianti. Ora il tema vero non sta nel numero di contagi o di persone ospedalizzate: la deadline è se e quando saranno ricoverati i vaccinati. Nel caso in cui i vaccinati fossero a rischio vita, la situazione sarà veramente pericolosa e servirà un intervento deciso». Ma secondo Casasco, la questione non può essere affrontata a livello regionale: il problema è globale e la scelta non può che essere globale o quanto meno europea. In ogni caso, non si può seguire il dibattito aperto in solitaria da Confindustria». Di certo la pandemia ha spalancato una voragine giuridica trascurata sull'onda dell'emergenza galoppante. Pero ora, a 16 mesi dall'inizio di questa nuova guerra silenziosa qualcosa va ridiscusso. Urge, insomma, avviare un serio ragionamento de "Il governo dell'arbitrio" come sintetizza l'avvocato Luca R. Perfetti che in un denso volume (edito per i tipi di Rubettino), offre una sintesi delle riflessioni sulla sovranità popolare durante la XVIII legislatura. Il dibattito sulla validità dei diversi provvedimenti freme. Tanto che giusto il prossimo il 3 agosto il professor Prefetti è stato invitato a presentare il suo libro a Santa Maria di Leuca. Un incontro pubblico, voluto dal Graziana Aprile, presidente dell'Inner Wheel club di Tricase per cominciare a spiegare cosa abbiano in comune il lockdown conseguente la pandemia Covid-19, il blocco dei migranti sulla nave Diciotti, la manifestazione della Lega quando l'allora, ministro dell'Interno, Matteo Salvini, chiese alla piazza i pieni poteri 1'8 dicembre 2018. Un bel minestrone. «Apparentemente si tratta di eventi tra loro diversissimi», sintetizza il docente, «invece, sono tutti capitoli di una serie di violazioni gravi dell'ordine fissato dalla Costituzione, espressione di un cambiamento non transitorio della società, dell'autorità e del loro ordine giuridico». In sostanza si offre, sostiene da tempo il docente di diritto amministrativo, una diversa lettura della sovranità, sicché si tratta di sottrarla al potere politico, rendendolo funzionale, nel solco della lettera della Costituzione ai diritti inviolabili delle persone.