Intervista a Teo Luzi

«Dalle mafie ai crimini digitali In prima linea per la sicurezza»

Il comandante generale dei Carabinieri e le attività in era Covid: «Vigili sul controllo della campagna vaccinale»

Beppe Boni

 

Sangue romagnolo non mente. Spontaneità, senso dell'organizzazione innato e modi spicci ma cordiali. Il numero uno dei carabinieri, Generale Teo Luzi, originario di Cattolica (Rimini) ha appena oltepassato la boa dei sei mesi al comando nazionale dell'Arma. Oggi è a San Marino dove si celebrano con una cerimonia i 100 anni da quando i carabinieri per due periodi successivi dal 1921 gestirono la Gendarmeria dello Stato del Titano.

 

Generale Teo Luzi oggi come è impegnata l'Arma sul controllo della campagna vaccinale e sul rispetto delle regole?

«Ora che tutte le Regioni sono in zona bianca ci sentiamo più liberi, ma I sacrifici che tutti i cittadini hanno compiuto sinora non possono essere vanificati. L'Arma, insieme alle altre Forze armate e di polizia, continua a garantire la distribuzione in sicurezza dei vaccini, ma resta anche immutato l'impegno per il rispetto delle regole anti Covid. Nel complesso gli italiani si sono comportati sinora con giudizio. Sono certo che continueranno».

 

E’ possibile che ci sia commercio di dosi non legittime, soprattutto online?

«I rischi di illecita commercializzazione dei vaccini sono contenuti. Piuttosto abbiamo dovuto affrontare casi di vendita illegale di farmaci con asserite proprietà anti Covid. E questo soprattutto attraverso i canali web. Dall'inizio della pandemia, i Nas hanno avviato una specifica attività di web patrolling, ottenendo l'oscuramento di oltre 240 siti di e-commerce. Raccomando ai cittadini dl rivolgersi esclusivamente al Servizio sanitario nazionale».

 

Crisi economica, ci sono rischi dl usura e di infiltrazioni del clan?

«La nuova ingegneria criminale non vede più l'estorsore presentarsi in azienda pretendendo soldi, ma ha il volto, falsamente amichevole, di chi, disponendo di ingenti capitali, provenienti per lo più dal traffico di stupefacenti, si offre di salvare l'impresa, volendo in verità assumerne il controllo. Per sostenere questo circuito informativo, abbiamo stretto accordi con le principali associazioni di categoria: da Confindustria, alla Confederazione italiana della media e piccola industria italiana (Confa pi) e, a breve, sigleremo l'intesa anche con Confcommercio».

 

Uno del nuovi fronti della criminalità sono i cyber attacchi. L'Arma è preparata su questo versante?

«L'innovazione digitale ha favorito ogni attività, superando le difficoltà del distanziamento sociale, ma ha anche generato nuove insidie. C'è una sicurezza da migliorare attraverso la tecnologia e una sicurezza da preservare nonostante la tecnologia. Per questo, l'impegno dell'Arma sarà sempre più rivolto allo spazio virtuale. Da diversi anni abbiano dedicato una specifica struttura operativa alla complessità del settore. Il Ros e il RaCis dispongono di unità specializzate nelle indagini telematiche e forniscono supporto a oltre 100 operatori dì Indagini telematiche inseriti nei Nuclei investigativi. Presso il Comando generale è attivo il Centro Sicurezza Telematica a difesa della stessa rete dell'Arma, collocata nell'ambito del perimetro di protezione che fa capo alla nuova Agenzia per la Cybersicurezza nazionale».

 

Fra Cosa nostra, Camorra, 'Ndrangheta qual è oggi la mafia potenzialmente più pericolosa?

«Tutte le organizzazioni mafiose minano la crescita democratica del Paese perché negano i diritti elementari dei cittadini sostituendoli con violenze inaccettabili. Ci sono diversi livelli di capacità delinquenziale. Oggi la 'ndrangheta ha sviluppato una pervasività notevole con una capacità di infiltrazione nel tessuto economico e sociale e una proiezione, anche all'estero, senza pari. L'indagine Aemilia condotta in Emilia-Romagna dai carabinieri ha documentato il radicamento delle cosche calabresi in questa regione. Oggi l'Arma aderisce al Progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against 'Ndrangheta), dedicato al contrasto della 'ndrangheta su scala globale, con 11 Stati partner in tre continenti».

 

In materia di tutela ambientale quali sono i versanti più caldi?

«Il contrasto al traffico illecito di rifiuti, la salvaguardia della biodiversità, la prevenzione degli incendi boschivi e la sicurezza dei prodotti agroalimentari sono le direttrici lungo le quali ci muoviamo a tutela degli ecosistemi. I profitti generati dal ciclo dei rifiuti non sono estranei agli interessi della criminalità organizzata. La tutela della biodiversità ci impegna in sinergia con le Regioni e gli enti locali. Sulla filiera agroalimentare, interveniamo a tutela del prodotto nazionale e in difesa anche della salute dei consumatori contro mistificazioni commerciali e forme di adulterazione».

 

L'Arma ha sofferto situazioni come quella dei carabinieri infedeli di Piacenza. È cambiato il meccanismo di controllo interno?

«Impariamo dagli errori. Ogni fatto negativo è lo spunto per agire con determinazione ed evitare che il comportamento di pochi possa vanificare l'impegno dei più e la memoria di chi ha sacrificato la vita. Abbiamo avviato la riscrittura del regolamento dell'Arma, la cui ultima versione risaliva al 1932. Abbiamo adottato interventi per accrescere l'efficacia delle verifiche nei reparti. Abbiamo assegnato a una nuova articolazione del Comando generale compiti di audit, per rafforzare l'attività di controllo. Queste scelte rispondono a un'unica visione: l'orientamento al bene comune. Per i carabinieri resta un obbligo etico, professionale e costituzionale».