Cifre (e fatiche) dalla capitale più ristorata. Chi ha avuto i soldi?

E’ passato giusto un anno dal primo lockdown nazionale, quando l'economia dell'Italia fu costretta a fermarsi quasi completamente, e la scelta del governo Conte per sostenere le imprese fu quella di utilizzare soprattutto il canale bancario, erogando prestiti garantiti in varia misura dallo stato. Più avanti si capì che non sarebbe bastato e cominciarono anche gli aiuti diretti e a fondo perduto, ma la maggior parte delle risorse erogate da marzo 2020 a oggi sono passate attraverso il Fondo centrale di garanzia: 143 miliardi. Ebbene, la Lombardia è stata la regione che più ha beneficiato di questi finanziamenti avendo ricevuto 31,6 miliardi, il doppio del Veneto, il triplo dell'Emilia-Romagna, del Lazio e della Toscana, sette-otto volte più della Sicilia. E Milano, con 11,6 miliardi di prestiti, è in assoluto la provincia italiana che ha ottenuto il maggior numero di risorse. Il primato della Lombardia - che ha assorbito quasi un quinto del totale erogato a livello nazionale - non deve sorprendere perché, come fa notare al Foglio Gaetano Stio, amministratore delegato della società di consulenza finanziaria Nsa che ha elaborato i dati del Fondo centrale di garanzia (aggiornati al primo marzo) la regione produce da sola circa un quarto del pil italiano, possiede la maggior concentrazione di filiali bancarie, è stata la prima ad essere colpita in maniera durissima dal Covid. E poi ha il tessuto di piccole e medie imprese più ampio e strutturato d'Italia, il che ha un suo peso nel rapporto con un sistema bancario che si è mostrato molto cauto anche quando ha dovuto valutare richieste di finanziamento coperte da garanzie pubbliche. Ma il dato resta comunque impressionante se si pensa che l'ammontare erogato negli ultimi dodici mesi dal Fondo centrale in Lombardia è quasi dieci volte superiore a quello del 2018-2019. Inoltre, è sempre la Lombardia ad aver beneficiato del maggior numero di finanziamenti sotto 30 mila euro i quali sono interamente garantiti dallo stato. Si tratta delle somme fatte arrivare tramite le banche a quasi duecentomila piccoli e piccolissimi imprenditori della regione colpiti dalla crisi sanitaria: 3,7 miliardi, il doppio rispetto al Lazio e all'Emilia-Romagna. Tutti questi dati dovrebbero rappresentare la prova che il meccanismo del Fondo centrale di garanzia, dopo le difficoltà iniziali, ha funzionato tant'è che la sua missione anti Covid dovrebbe essere prorogata oltre giugno 2021 dal decreto Sostegno che il governo Draghi ha in preparazione. Ma, come spiega Nicola Spadafora, presidente di Confapi Milano (associazione che raggruppa oltre seimila imprese della provincia), l'intervento si è mostrato insufficiente per andare in soccorso delle categorie economiche più colpite come turismo, cultura ed eventi che hanno perso enormi percentuali di fatturato a causa delle restrizioni. "E poi nonostante le cifre facciano impressione, posso assicurare che nella mia associazione solo il 10 per cento delle imprese ha ottenuto aiuto dallo stato. Per il resto non si è visto nulla. Per fortuna le aziende manifatturiere lombarde se la stanno cavando con le proprie forze grazie alla grande ripresa delle esportazioni che si è vista negli ultimi mesi. Non vorrei che la maggior parte delle risorse erogate sia stata in realtà assorbita dalle grandi industrie mentre alle piccole è toccato ben poco". Il sospetto di Spadafora, e non è l'unico a pensarla così, è che in molti casi i prestiti siano stati utilizzati dalle banche per rinegoziare vecchi finanziamenti a condizioni migliori grazie alle coperture statali. Secondo le rilevazioni della Nsa, solo il 5 per cento del totale delle operazioni gestite dal Fondo centrale di garanzia da marzo 2020 a oggi (1,7 milioni) sarebbero state in realtà delle rinegoziazioni di vecchi prestiti, ma è anche vero che in termini di valore queste operazioni potrebbero aver assorbito una buona fetta della liquidità se hanno riguardato imprese di grandi dimensioni. "In ogni caso, penso che occorra un cambio di passo, i meccanismi di erogazione degli aiuti devono essere molto più semplici e rispettare un principio di solidarietà - prosegue Spadafora - Se la manifattura è in ripresa mentre il turismo, soprattutto quello di montagna, arranca, direi che giusto dare la precedenza a chi è stato più colpito. Se il governo vuole introdurre un criterio di selettività, va bene, ma dovrebbe riguardare i settori e non le singole imprese".