Mancava un tassello banale, un accordo tra ministero della Salute e medici di famiglia, ma ora c'è. Si sono messi d'accordo sui costi, pari a 6 euro a iniezione. Il nuovo governo è pronto a investire 60 milioni di euro. Il che significa che si stima che i 35 mila medici di base possano vaccinare almeno 5 milioni di persone. Potranno maneggiare solo il vaccino AstraZeneca, però, che non necessita di conservazione a meno 80 gradi. E se si ufficializzerà l'orientamento di distanziare di 3 mesi la prima dalla seconda iniezione, saranno 22 milioni gli italiani che potrebbero beneficiare di AstraZeneca entro luglio. Finalmente si vede il piano di vaccinazione di massa. E bisogna fare in fretta. Ieri ci sono stati 13.452 nuovi casi, e 232 vittime. L'indice di positività risale al 5,4 %, aumentano di 31 i ricoveri in terapia intensiva. Per le vaccinazioni più complesse, quelle che utilizzano Pfizer o Moderna, basandosi sulle 4,7 milioni di dosi ricevute, ci sono state 3.497.825 prime somministrazioni e 1.330.054 seconde iniezioni. È evidente che entrando in campo un esercito di trentacinquemila vaccinatori, i numeri potrebbero decuplicarsi. L'unico limite sono i rifornimenti. «Entro fine marzo - spiega Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità- l'Italia dovrebbe ricevere in tutto 13 milioni di dosi». Significano 8 milioni di dosi in un solo mese. Ancora più massicce dovrebbero essere le forniture del secondo trimestre. Tra aprile e giugno, all'Italia spetterebbero 43 milioni di nuove dosi. Se infine gli enti di controllo Ema e Aifa daranno l'autorizzazione, potrebbero aggiungersi altre 7 milioni di dosi del vaccino Johnson &Johnson. Siamo a un tornante del piano vaccinale. «Grazie - scrive il ministro della Salute, Roberto Speranza - a tutti i medici di medicina generale del nostro Paese che hanno sottoscritto l'intesa con governo e Regioni per somministrare il vaccino Covid. La loro capillarità e il loro rapporto di fiducia con le persone sono un valore aggiunto che ci consentirà, quando aumenteranno le dosi a disposizione, di rendere più forte la nostra campagna di vaccinazione». I medici di famiglia all'85% sono già stati vaccinati. E si sentono pronti a dare il loro contributo. «Come per la vaccinazione antinfluenzale siamo in grado di fare 16 milioni di vaccini in sei settimane - assicura Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale -. Dateci le dosi e noi le somministriamo. Non c'è nessun problema». Oltre i medici di famiglia, è già stato coinvolto l'esercito che sta allestendo un certo numero di centri vaccinali. Si pensa anche alle farmacie, ma c'è il vincolo che la somministrazione può effettuarla solo un medico. I Comuni si dicono pronti a utilizzare spazi comunitari. E poi ci sono Confindustria e Confapi che propongono di utilizzare le fabbriche, dove in genere c'è già un medico del lavoro, per far somministrare i vaccini ai dipendenti, famigliari, e lavoratori dell'indotto: fino a 12 milioni di italiani potrebbero passare di qui. Il problema, a questo punto, sono le forniture. Resta il mistero del perché i produttori annuncino continui ritardi e poi si sente che intermediari indipendenti offrono milioni di dosi sul mercato parallelo. «Immagino che i nostri servizi di intelligence possano dare un contributo non irrilevante e fare tutti gli approfondimenti», butta lì il professor Locatelli. Per allargare ancora di più la platea dei vaccinati, non soltanto ci sarà un intervallo di 3 mesi tra la prima e la seconda inoculazione di AstraZeneca (non per Pfizer o Moderna, questo l'orientamento degli scienziati di Aifa), ma se non si dovessero più tenere la metà delle dosi di AstraZeneca in frigorifero come scorta, entro la fine di giugno ci sarebbero 22 milioni di inoculazioni agli italiani sotto i 65 anni. Più 7 milioni di dosi del Johnson&Johnson. E a quel punto, considerando gli altri 10 milioni di cittadini anziani o malati cui è riservato lo Pfizer o il Moderna, l'immunità di gregge sarebbe alla portata.