Roma, 4 dicembre - Confapi Aniem sollecita interventi ulteriori nella Legge di Bilancio per precisare i contenuti della proroga del Superbonus nelle aree del sisma, tali da garantire il completamento della ricostruzione.
Il Presidente Nazionale Giorgio Delpiano sottolinea come "la norma, nella sua attuale formulazione, non faccia alcun riferimento allo sconto in fattura né alla cessione del credito, prevedendo esclusivamente la detrazione fiscale spalmata in dieci anni dai proprietari degli immobili tramite detrazione IRPEF. La proroga ha un senso solo se ricomprende lo sconto e la cessione, altrimenti i suoi effetti sarebbero assolutamente inadeguati alla portata dei lavori in corso".
Posizione sostenuta e ribadita con forza da Enzo Marcozzi, Presidente Confapi Aniem Teramo e delegato Nazionale di Confapi Aniem per il sisma, che evidenzia la sostanziale inutilità della semplice detrazione fiscale per la quale "servirebbe una capienza fiscale molto alta, quanti proprietari sarebbero realmente in grado di sfruttare questa detrazione? Ma soprattutto quanti di essi sarebbero in grado di anticipare le somme per i lavori?".
"E' necessario quindi – continua Marcozzi - estendere la proroga anche ai cantieri del sisma 2009, al momento ancora esclusi, ampliare il termine "detrazione", includendo sconto in fattura e cessione del credito ed eliminare il divieto di compensazione dei crediti fiscali almeno per i crediti maturati dai bonus legati alla ricostruzione post-sisma 2016 e 2009".
Per Confapi Aniem si tratta di misure fondamentali per garantire la ricostruzione, senza le quali di fatto si creerebbe un vero blocco dei lavori.
Roma, 25 novembre - "Abbiamo accolto con favore l'emanazione del disegno di legge annuale sulle piccole e medie imprese, un impianto normativo che riconosce formalmente il ruolo centrale delle piccole e medie industrie quali attori fondamentali per la crescita economica, l'innovazione e la creazione di occupazione. Una visione che Confapi sostiene da sempre". Lo ha detto il Vicepresidente di Confapi, Francesco Napoli, nel corso dell'audizione di oggi presso la Decima Commissione della Camera dei Deputati - Attività produttive, commercio e turismo – in merito al Disegno di legge annuale sulle piccole e medie imprese.
Entrando nel merito del provvedimento, Napoli si è soffermato sull'articolo 15, relativo alla delega al Governo per la riforma dell'artigianato, sottolineando "la necessità di preservare l'equilibrio e la leale concorrenza tra i comparti produttivi e che ogni intervento – incluso l'eventuale innalzamento dei limiti dimensionali delle imprese artigiane – deve essere preceduto da un'adeguata valutazione di impatto".
"Un ampliamento della definizione di 'impresa artigiana' – ha aggiunto – tale da includere realtà con una consistenza occupazionale vicina a quella delle PMI industriali, determinerebbe una sovrapposizione con la categoria delle piccole imprese, senza affrontare realmente il tema della crescita dimensionale. Un simile intervento produrrebbe inoltre effetti rilevanti sia sull'ecosistema produttivo sia sulle finanze pubbliche. L'ampliamento del perimetro dell'artigianato, infatti, potrebbe favorire lo spostamento di imprese dal settore delle PMI industriali verso quello artigiano, beneficiando di regimi più favorevoli ma senza generare crescita reale. Sul mercato del lavoro, l'applicazione del contratto dell'artigianato alle nuove assunzioni comporterebbe un differenziale retributivo significativo, con riduzione delle retribuzioni medie e minori versamenti contributivi e fiscali. Tutto questo si tradurrebbe in una forma di concorrenza sleale, alimentata anche dai differenziali fiscali e contributivi a favore delle imprese artigiane. L'estensione generalizzata di tali benefici porterebbe a una sorta di dumping contrattuale".
Secondo uno studio realizzato da Confapi, l'innalzamento dei limiti dimensionali per le imprese artigiane e il conseguente ricorso al contratto dell'artigianato per le nuove assunzioni comporterebbe una riduzione retributiva media del 20% per i nuovi lavoratori: la retribuzione lorda nelle PMI raggiunge i 34.577,46 euro, contro i 24.956,47 euro dell'artigianato, evidenziando un gap retributivo costante indicativo di contratti e capacità economiche differenti. L'impatto complessivo sul bilancio pubblico è stimabile in 1,43 miliardi di euro di minori entrate (870 milioni INPS e 563 milioni IRPEF). Inoltre, le PMI industriali sostengono 9.780,63 euro annui di oneri contributivi INPS, mentre l'artigianato 6.069,08 euro. Anche il costo annuo complessivo per le aziende è molto diverso: 44.358,09 euro nelle PMI contro 31.194,57 euro nell'artigianato.
"Tale modifica normativa quindi avrebbe un impatto significativo su: riduzione delle retribuzioni per i lavoratori del settore, contribuzioni CIGO e CIGS e relativi oneri per lo Stato, riduzione del gettito erariale IRPEF", ha concluso Napoli.
Roma, 30 ottobre – "La realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina porterebbe non solo a un netto miglioramento della mobilità e degli scambi commerciali e turistici, ma rappresenterebbe anche un importante volano per lo sviluppo economico del Paese attraverso la creazione di posti di lavoro e di investimenti. Si tratterebbe di un'infrastruttura importante che rappresenterebbe un motore di crescita per le imprese, capace di stimolare le filiere produttive dando lavoro a numerose Pmi industriali, attrarre nuovi capitali e creare occupazione qualificata in un momento molto difficile della nostra economia. Pur non entrando in polemiche di carattere politico e tecnico, come Confapi ci auguriamo che si arrivi quanto prima all'avvio dei lavori di un'opera che riteniamo prioritaria per il futuro dell'Italia". È quanto si legge in una nota di Confapi, la Confederazione Italiana delle Piccole e Medie Industrie Private italiane.
Roma, 21 novembre - Cristian Camisa è stato confermato presidente di Confapi per il prossimo triennio nel corso dell'Assemblea generale privata svoltasi oggi al Parco dei Principi Grand Hotel di Roma. Piacentino, 51 anni, Camisa è presidente e amministratore delegato della T.T.A., azienda che opera nel settore meccanico. Alla guida della Confederazione italiana della Piccole e Medie industrie private italiane da novembre del 2022, è attualmente anche membro del Cese, il Comitato Economico e Sociale Europeo.
"Sono commosso e onorato – le prime parole del presidente Camisa dopo l'elezione – Ringrazio l'assemblea e tutte le imprenditrici e imprenditori di Confapi per la fiducia che mi è stata rinnovata. Una grande responsabilità nel rappresentare una parte così importante del sistema produttivo italiano in un momento storico così delicato e carico di sfide, tra cui quelle legate a innovazione e sostenibilità, per continuare a essere competitivi sui mercati internazionali. Continueremo a portare avanti con ancora più forza e determinazione le istanze delle nostre imprenditrici e dei nostri imprenditori, staremo loro vicini, saremo il megafono delle loro esigenze senza compromessi e alchimie dialettiche".
Nel corso del suo intervento in Assemblea, Camisa ha ricordato i risultati conseguiti in questo triennio da Confapi. "Abbiamo consolidato in modo significativo – ha detto – il nostro ruolo nel sistema della rappresentanza imprenditoriale italiana, ampliando la nostra presenza non solo nei principali tavoli decisionali nazionali, ma anche in quelli europei. Siamo rientrati nel Cnel, siamo stati riconfermati al Cese e siamo stati nominati nella Cabina di regia del Piano Mattei e dell'Internazionalizzazione. Sempre sul fronte dell'internazionalizzazione abbiamo stipulato protocolli d'intesa con Sace e Simest e collaboriamo fattivamente con Ice per supportare le nostre aziende per massimizzare l'efficacia delle azioni internazionali sotto ogni punto di vista. Sul fronte della bilateralità, vero pilastro del welfare e dell'assistenza sanitaria per i nostri dipendenti, collaboriamo con Cgil, Cisl e Uil".
Il Presidente ha quindi presentato il programma strategico per il suo prossimo mandato che metterà i territori ancora di più al centro della Confederazione. "La ricchezza di Confapi – ha sottolineato – risiede proprio nella pluralità dei nostri territori: farli dialogare, metterli in rete e valorizzarne le specificità significa rendere l'Associazione più forte, più rappresentativa e al servizio di chi fa impresa. Promuoveremo un'agenda di dialogo e proposte per affrontare le crisi industriali del Centro-Nord, il cuore produttivo del Paese, rafforzare le filiere, sostenere la transizione verde e digitale nonché valorizzare il capitale umano come leva di competitività e coesione. Per il Sud del Paese, invece, avvieremo un progetto che punterà su legalità, innovazione, reti e sviluppo sostenibile, creeremo sportelli territoriali e percorsi di formazione per dirigenti. Continueremo a svolgere il nostro ruolo all'interno delle Istituzioni, italiane ed europee, e a incidere sulle politiche industriali, promuovendo un modello di sviluppo fondato su innovazione, equità e competitività".
"I prossimi tre anni saranno fondamentali per rimanere competitivi sui mercati nazionali e internazionali. Per farlo – ha concluso - vogliamo sempre di più essere un punto di riferimento come l'unica vera Confederazione della piccola e media industria privata italiana".
L'assemblea di Confapi ha eletto all'unanimità Filiberto Martinetto presidente emerito della Confederazione che prende il posto di Maurizio Casasco che da oggi non ricopre più alcun ruolo all'interno di Confapi. Martinetto, 91 anni, è uno dei pilastri di Confapi dove ricopre l'incarico di Tesoriere nonché di Presidente della Commissione dei Saggi.
Roma, 23 ottobre – "L'approvazione in Senato, su iniziativa del Ministro al Mimit Adolfo Urso, del disegno di legge sulle piccole e medie imprese è una buona notizia. Ci auguriamo che si arrivi in tempi rapidi anche all'ok della Camera in modo che siano definitive le misure strategiche per mettere finalmente al centro del sistema Paese le industrie che dal Dopoguerra ad oggi, hanno continuato a rappresentare il cuore pulsante del tessuto economico e produttivo italiano". Lo dichiara il Presidente di Confapi, Cristian Camisa.
"L'obiettivo – aggiunge – deve essere quello di rafforzare le micro, piccole e medie imprese italiane, incentivando l'aggregazione, l'innovazione del sistema produttivo e l'accesso al credito. In questo modo sarà possibile semplificare e supportare l'attività delle Pmi industriali muovendosi su due filoni principali: favorire le aggregazioni e spingere il ricambio generazionale attraverso una visione strategia a lungo termine. Ci auguriamo – conclude Camisa - che si continui su questa strada, indirizzando al meglio le risorse pubbliche per affrontare e superare le sfide della triplice transizione ecologica, digitale e geopolitica".
Roma, 20 novembre - Il Presidente di Confapi, Cristian Camisa, ha preso parte oggi presso il Mimit al confronto tra le associazioni nazionali d'impresa e il Governo, rappresentato dal Ministro al Mimit, Adolfo Urso, dal Ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, e dal Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le Politiche di coesione, Tommaso Foti, su Transizione 5.0.
"Abbiamo accolto con favore l'impegno espresso dai ministri che tutte le domande presentate entro il 27 novembre e in possesso dei requisiti previsti saranno accolte nonché il fatto che, con apposito decreto, verranno assicurate le risorse necessarie a copertura dei crediti d'imposta, offrendo così certezze e continuità agli investimenti programmati dalle aziende e conclusi entro il 31 dicembre". Lo ha detto il Presidente Camisa, al termine dell'incontro.
"In una lettera inviata nei giorni scorsi al ministro Urso – ha aggiunto il Presidente di Confapi – abbiamo evidenziato che nonostante la misura avesse registrato una fase iniziale di lento assorbimento – con un impegno di risorse inferiore a 1,5 miliardi di euro a inizio settembre, a fronte dei 6,3 miliardi stanziati per il 2025 – le ultime settimane di operatività avevano visto una significativa e rapida adesione da parte delle imprese. Come Confapi, abbiamo infatti costantemente e proattivamente sostenuto l'efficacia di Transizione 5.0, anche in presenza di complessità burocratiche dovute ai vincoli europei. A differenza di altre associazioni, che hanno chiesto di riallocare le risorse su altri strumenti e quindi dovrebbero assumersene le responsabilità.
"I prossimi tre anni – ha concluso Camisa – saranno decisivi per innovare, digitalizzare e rendere sostenibili le nostre imprese. In tale percorso Transizione 5.0 è fondamentale e il credito d'imposta ha già funzionato ed è conosciuto dalle aziende. Serve continuità, mentre l'iper e il super ammortamento premieranno quasi esclusivamente la grande industria. Occorre che il Governo metta davvero al centro il mondo delle piccole e medie industrie".
Roma, 13 ottobre - "La Legge di Bilancio 2026 dovrà muoversi in un equilibrio delicato nel sostenere la competitività delle Pmi industriali, rafforzare la capacità di investimento e innovazione, e garantire al tempo stesso la sostenibilità dei conti pubblici in un contesto di risorse limitate". Lo ha dichiarato il Presidente di Confapi, Cristian Camisa, al termine dell'incontro svoltosi a Palazzo Chigi tra il Governo e le parti sociali sul disegno di Legge di Bilancio.
"Un plauso – ha spiegato – va fatto al Governo per la tenuta dei conti pubblici. Mi riferisco in particolare al raggiungimento del pil al 3%, con lo spread Btp/Bund a 84, che significa minori interessi sul debito pubblico e quindi maggiori risorse che possono essere destinate alle imprese. Il contributo dell'Italia al raggiungimento della pace a Gaza è, inoltre, un altro elemento importante perché nel momento in cui c'è pacificazione in giro per il mondo c'è maggiore fiducia e vengono riaperti mercati con nuove possibilità per le nostre imprese".
Per Confapi, la Legge di Bilancio 2026 dovrà operare lungo alcune direttrici strategiche. "La prima, fondamentale, è quella degli incentivi per investimenti e transizione tecnologica. Occorre ripensare a uno strumento sul modello del Piano Transizione 5.0 con fondi nazionali, con modalità meno burocratiche favorendo la diffusione di soluzioni digitali ed energeticamente efficienti che significherebbe maggiore competizione e innovazione delle nostre imprese nei prossimi due o tre anni. Le Pmi industriali italiane pagano un deficit di produttività rispetto ai competitori esteri, per questo Transizione 5.0 è l'unico modo di recuperare produttività e competitività. L'efficacia del nuovo Piano dipenderà dalla sua capacità di essere flessibile e accessibile; garantire tempi certi per la programmazione degli investimenti; avere procedure semplificate e regole operative chiare. Bisogna poi tener conto della questione relativa agli eventuali nuovi dazi degli Stati Uniti alla Cina che rischiano di cambiare le rotte dell'esportazioni cinesi ancor di più verso l'Europa. In questo contesto è indispensabile che le imprese siano pronte, con livelli sempre più alti a livello di innovazione e digitalizzazione. Solo così potremmo permettere alle nostre Pmi di crescere e rimanere sul mercato".
Tra i temi toccati nel corso della riunione dal Presidente Camisa anche quello relativo agli incentivi fiscali e alla semplificazione, con la richiesta di interventi mirati a ridurre la pressione tributaria anche lato imprese e a garantire certezza normativa; la detassazione degli incrementi contrattuali, degli straordinari, fringe benefit e premi di risultato; l 'attuazione puntuale del Pnrr, assicurando che le risorse europee vengano pienamente utilizzate nei tempi previsti, con priorità ai progetti a più alto impatto industriale e occupazionale".
"Riteniamo determinante – ha aggiunto Camisa – la riduzione del costo dell'energia e delle materie prime che sta minando sempre più la competitività per le imprese manifatturiere. Nonostante l'ingente sforzo finanziario, con circa 165 miliardi di euro cumulativi erogati in incentivi green, i risultati non sono arrivati: il prezzo all'ingrosso dell'elettricità è raddoppiato. Questo si traduce in un significativo svantaggio competitivo per l'industria italiana rispetto ai partner europei. Nei primi nove mesi dell'anno, il Pun italiano (€107/MWh) è risultato nettamente superiore a quello di Germania (€87/MWh), Francia (€63/MWh) e Spagna (€62/MWh). Sono necessarie misure a breve termine per abbattere il costo dell'energia e colmare il gap competitivo. La nostra proposta presentata oggi riguarda l'azzeramento, almeno per sei mesi, della componente Asos, gli oneri per rinnovabili, in modo selettivo per tutte le imprese del settore manifatturiero, indipendentemente dal livello di tensione della fornitura. Abbiamo chiesto al Governo – ha concluso il Presidente di Confapi - a dimostrazione di un rinnovato interesse per le Pmi industriali e per la loro centralità, di concentrare tutti gli sforzi su questo mondo che è quello che ha permesso a questo Paese di mantenere un ruolo di centralità a livello europeo".
Roma, 5 novembre - "Il Governo in sede di Manovra deve trovare una soluzione alla questione del payback per i dispositivi medici, provvedimento che risale ai precedenti esecutivi, ma la proposta che è stata presentata al momento è iniqua e insostenibile e sta portando le Pmi del settore al collasso". Lo dichiara il Presidente di Confapi Sanità, Michele Colaci.
"La Corte Costituzionale – ricorda Colaci - ne aveva limitato la validità al 2015-2018, riconoscendone la natura temporanea. Vederlo riproposto oggi significa violare quel principio e colpire la libertà d'impresa. Per le nostre Pmi, il suo mantenimento comporta mancanza di liquidità, tagli e, in molti casi, cessazione definitiva dell'attività. Come Confapi esprimiamo forte preoccupazione per l'assenza di misure di sostegno al comparto dei dispositivi medici nel Disegno di Legge di Bilancio. Sebbene il testo affronti il tema del payback farmaceutico, la totale mancanza di correttivi per i dispositivi medici rappresenta una gravissima lacuna che rischia di aggravare la crisi già in atto nel settore. L'applicazione del meccanismo del payback ha imposto a migliaia di queste realtà la restituzione retroattiva di somme ingenti. L'impatto di queste richieste è particolarmente gravoso sulla struttura finanziaria delle aziende, causando forti tensioni, ritardi nei pagamenti, sospensioni nelle forniture e, in troppi casi, il rischio concreto di cessazione dell'attività".
Per Confapi Sanità "questa crisi non è solo industriale ma si riflette direttamente sulla capacità del Servizio Sanitario Nazionale di garantire la continuità delle forniture essenziali. Interruzioni o fallimenti aziendali potrebbero compromettere la qualità e la sicurezza delle prestazioni sanitarie e l'erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza. Alla luce di questa emergenza – conclude Colaci - chiediamo che, in sede di esame parlamentare del Bilancio, chiediamo l'esenzione dal payback per le Piccole Imprese fino a 3 milioni di euro di fatturato annuo, un intervento fondamentale per tutelare la componente più fragile del comparto e ristabilire un principio di proporzionalità ed equità nel riparto degli oneri".
Roma, 26 settembre – "Il Pnrr rappresenta una delle più importanti occasioni di investimento strutturale per l'Italia nel prossimo decennio. Si tratta di uno strumento fondamentale che sta consentendo alle aziende di effettuare investimenti vitali per la produttività e per la competitività a medio e lungo termine. Il Piano, oltre alla digitalizzazione e all'innovazione, consente per quanto riguarda la sostenibilità di avvicinare le Pmi industriali alla filiera delle grandi aziende". Lo ha detto il Presidente di Confapi, Cristian Camisa, al termine della riunione della Cabina di regia sul Pnrr svoltasi a Palazzo Chigi.
"Al di là delle difficoltà dovute ai vincoli europei – ha spiegato – siamo molto soddisfatti che il Governo, con i ministri Fitto prima e Foti poi, abbia accolto nella fase di rivisitazione del Pnrr, il tema del credito d'imposta. Questa strada non va interrotta con la fine di Transizione 5.0, ma deve essere agganciata con una misura e con risorse di carattere nazionale che diano continuità in modo da consentire alle Pmi di fare programmazione a lungo termine. Da una nostra indagine, più del 15% delle nostre aziende ha utilizzato questa misura. In un momento delicato come questo, infatti, i prossimi due o tre anni saranno vitali affinché le nostre aziende abbiano un livello di digitalizzazione almeno pari a quelle europee".
"Abbiamo portato al tavolo – ha aggiunto il Presidente di Confapi – la proposta di attivare immediatamente un fondo su Transizione 5.0 che sia di carattere nazionale e con meno vincoli per le imprese perché il percorso che è iniziato con questa misura e con il Pnrr possa continuare a livello strategico".
Roma, 5 novembre – "Occorre introdurre alcune modifiche e chiarimenti al provvedimento, altrimenti il settore delle costruzioni rischia di essere fortemente penalizzato. Bisogna ripristinare la possibilità di compensare i crediti fiscali per il pagamento dei contributi Inps e Inail, finanziare la proroga del sistema di compensazione prezzi, favorire la ricostruzione nelle aree del sisma, definire un progetto concreto sull'emergenza abitativa". Il Presidente di Confapi Aniem, Giorgio Delpiano, interviene sul Ddl Bilancio 2026, evidenziando le principali criticità per il settore edile presenti in manovra.
"La mancata possibilità di compensare i crediti fiscali – spiega - determina conseguenze pesantissime per il sistema produttivo e, in particolare, per le Pmi, andando a compromettere anche la gestione dei crediti maturati nella fase di ricostruzione post sisma. Confermare il sistema di compensazione dei prezzi nelle opere pubbliche è un'esigenza imprescindibile: gli extracosti medi rispetto all'aggiudicazione raggiungono il 40% e la mancanza di un meccanismo stabile di compensazione rischia di determinare il blocco dei cantieri".
"Confapi Aniem – aggiunge Delpiano - pur accogliendo positivamente la disposizione che proroga al 2026 la possibilità di fruire della detrazione al 110% per gli interventi realizzati sugli immobili danneggiati dagli eventi sismici del 2016 e 2017, ritiene necessario includere anche il sisma del 2009 e precisare che il concetto di detrazione ricomprende anche lo sconto in fattura e la cessione del credito. Il 'piano casa', infine, deve trovare una sua concreta definizione, individuando finanziamenti certi e incentivi fiscali in grado di renderlo un progetto concreto e una priorità sociale ed economica del Paese".
Roma, 9 settembre 2025 – "Il ritorno dalle ferie si sta rivelando estremamente complicato per il comparto industriale italiano. La situazione economica è peggiorata rispetto alla fine di luglio e richiede risposte immediate e coordinate". Lo dichiara Cristian Camisa, presidente di Confapi.
"Accantonando la crisi politica francese – prosegue Camisa – anche la Germania, locomotiva industriale d'Europa, mostra segnali allarmanti tanto che oggi si intravede addirittura un fenomeno di deflazione dei prezzi dei beni. È evidente che, se non interveniamo per tempo, rischiamo di essere trascinati verso il basso dalla debolezza dei nostri principali partner commerciali. Il Pnrr ha dato una spinta importante, ma temporanea. Serve una visione di lungo termine che vada oltre i fondi europei e che metta le nostre imprese nella condizione di competere e crescere".
Per il Presidente di Confapi "la Francia oggi ha un rating superiore di sei notch rispetto all'Italia, ma la situazione reale non giustifica uno scarto così ampio. È necessario lavorare con le agenzie di rating per ridurre ulteriormente il costo del nostro debito, liberando risorse economiche fresche che possano essere reinvestite nella crescita. Una volta alleggerito il peso del debito, bisogna avviare un piano nazionale di rilancio dell'economia senza attendere passivamente le decisioni di Bruxelles. Le nostre Pmi hanno bisogno di certezze e strumenti concreti, non di burocrazia e ritardi. Solo così potremo evitare di essere travolti dalla crisi europea e restituire fiducia al nostro sistema produttivo.
"Non possiamo dimenticare – aggiunge Camisa - che i nostri principali concorrenti globali, Stati Uniti e Cina, hanno la capacità di assumere decisioni strategiche immediate e di orientare le proprie politiche industriali e commerciali. L'Europa, al contrario, appare spesso impantanata in veti incrociati e procedure lente, che finiscono per penalizzare l'intero tessuto produttivo. È proprio in questa asimmetria che si gioca il futuro della nostra industria. O l'Italia sarà in grado di dotarsi di un Piano industriale nazionale in tempo brevi, pur tenendo in considerazione il contesto europeo, - conclude - oppure rischieremo di restare ai margini della competizione internazionale".