Dopo la pandemia, la guerra e il caro energia, adesso sono i tassi a spaventare le piccole e medie imprese torinesi. Lo dice l`ultima indagine realizzata da Api Torino, che se da un lato mostra ancora una certa debolezza legata a mesi non facili, sull`altro piatto della bilancia pone quello che il presidente, Fabrizio Cellino, definisce un «allentamento delle condizioni di contesto generale». A cominciare proprio da prezzi dell`energia che sembrano rallentare la loro corsa a perdifiato. «E infatti - sottolinea Cellino - la stessa produzione manifatturiera sta leggermente migliorando, avendo patito più dei servizi il contraccolpo dei costi di luce e gas». E se da un lato gli ordinativi ancora non rilanciano la loro spinta («ma è coerente con quel che è successo alla fine del 2022»), il clima di fiducia sta migliorando e questo ci fa ben sperare. I nuovi investimenti sono in crescita di due punti percentuali rispetto al passato - prosegue il presidente di Api Torino -: gli imprenditori vogliono continuare a fare il loro mestiere ed è il segnale migliore che emerge da questa indagine». A fare il paio, anche l`intenzione da parte di poco meno di un`azienda su due, di assumere. «É il termometro di come l`imprenditore non voglia uscire dal campo. Le tensioni sono un po` calate, c`è più ottimismo anche se la debolezza rimane». Il timore, piuttosto, è che superati alcuni ostacoli che sembravano minacciosi, ora se ne scopra un altro, subito dopo la curva. «Stiamo vivendo un periodo che alterna cicli positivi e negativi, anche in maniera molto netta. Ma adesso ciò che ci preoccupa davvero è l`innalzamento dei tassi di interesse: si tratta di una strategia, presa a livello europeo, che può finire per danneggiare non solo le imprese, ma anche le famiglie. Serve cautela, come anche l`Italia ha fatto notare, nel rialzare continuamente i tassi. Non è nemmeno scontato che sia la ricetta giusta: ora che non sembra esserci una crisi delle dimensioni temute, si rischia di soffocare le imprese in un`al- tra maniera». Per il primo semestre 2023 migliora il grado di fiducia degli imprenditori: il saldo tra ottimisti e pessimisti è pari a zero, ma si tratta di un passo avanti visto che a dicembre 2022 segnava un -8%. Ma la situazione è piuttosto diversificata al suo interno: se la manifattura resta in equilibrio, i servizi (+3,7%) vedono nuvole decisamente meno nere rispetto alle costruzioni, che con un -25% sintetizzano tutte le incertezze sul fronte Superbonus e crediti incagliati. Uno scartamento notevole si mostra anche tra chi esporta (+4,6% per gli ottimisti) e chi non lo fa (-5%). La quota di chi investe sale dal 56,3 al 58,4%, mentre sel`8% delle pmi fa uso di ammortizzatori sociali, il 45,6% delle imprese ha in programma nuove assunzioni. Soprattutto (il 16,8%) a tempo indeterminato. «Ma c`è ancora bisogno di strumenti importanti per sostenere le imprese - conclude Cellino -. Il sistema delle piccole e medie imprese torinesi non può certo essere lasciato da solo».