Il terzo trimestre 2022 per le piccole e medie imprese lombarde segna un rallentamento rispetto ai mesi precedenti. A osservarlo è l'indagine congiunturale realizzata dal centro studi di Confapindustria Lombardia su un campione di 300 aziende iscritte al sistema Confapi, prevalentemente del settore metalmeccanico. I dati non sono troppo diversi dall'analisi che, nei giorni scorsi, aveva interessato nello specifico il territorio bresciano: l'economia tiene, almeno per il momento, ma i segnali di fine corsa sono piuttosto evidenti. A giocare un ruolo non secondario è la componente energia: basti pensare che dai dati diffusi ieri dall'Istat sull'export, emerge che nei primi nove mesi dell'anno l'Italia ha avuto un deficit energetico di circa 84 miliardi. Secondo il centro studi il costo e la disponibilità della componente energia sono infatti i problemi di forte impatto sulle imprese: il 46% evidenzia una erosione ormai totale delle proprie marginalità, assorbite dai rincari. Le imprese si stanno muovendo alla ricerca di alternative (risparmi da un lato, economia circolare dall'altro) ma i tempi non sono ovviamente immediati. Il risultato? Nel terzo trimestre gli ordini sono in calo per più di quattro imprese su dieci (anche se poco meno di un terzo registra una crescita anche nel terzo trimestre). In rallentamento anche fatturati e produzione. Segnali preoccupanti riguardano anche l'utilizzo degli impianti produttivi, dove si osserva stabilità per le imprese più solide e strutturate ma di progressiva fragilità per quelle che già nei mesi scorsi registravano qualche problema. «Il quadro che emerge da questa congiuntura non è di certo positivo e non ci fa stare tranquilli - commenta Luigi Sabadini presidente di Confapindustria Lombardia -. Il vistoso rallentamento negli ordini, l'incremento marcato dei costi dell'energia e delle materie prime, ma soprattutto il basso utilizzo degli impianti da parte delle nostre pmi desta enorme preoccupazione. Inoltre, i forti aumenti dell'energia hanno eroso la totale marginalità per mantenere la produzione economica e si è esaurita anche la possibilità di scaricare a valle i costi subiti. Anche il miglioramento nei tempi di consegna non mi sembra un segnale positivo, significa solo che sono diminuiti gli ordini. Stiamo procedendo a passi veloci verso la recessione». Che poi la recessione arrivi davvero o sarà solo un normale assestamento dopo un anno e mezzo di crescita vorticosa bisognerà vedere. Quel che è sicuro è che gli elementi di incertezza sono notevoli, dalle tensioni geopolitiche ai costi dell'energia, arrivando a cascata su inflazione e tassi d'interesse. Un mix da maneggiare con cura, per non avere ricadute più pesanti del dovuto.