Mancano operai e tecnici specializzati. L'80% degli imprenditori delle piccole e medie imprese di Sondrio e Lecco non riescono a trovarli. Sperano che ne vengano preparati e sfornati presto dalle scuole. In cambio promettono assunzioni stabili, carriera e stipendio adeguati. «La mancanza di tecnici e operai specializzati nelle nostre aziende è un problema - lancia l'allarme Enrico Vavassori, presidente di Api Lecco Sondrio -. Per risolverlo nell'immediato la formazione aziendale può tornare utile, anche con percorsi dedicati per chi si vuole ricollocare a livello lavorativo. Sul medio e lungo periodo, invece, devono segnare la differenza gli istituti tecnici». Certo, pure gli imprenditori devono fare la loro parte: «Dobbiamo essere capaci di far capire ai ragazzi che scegliendo questo percorso di studi hanno un futuro assicurato sul territorio e possono avere una bella carriera davanti a loro, anche sotto il profilo economico - ammette il presidente interprovinciale di Api -. Fare l'operaio oggi significa lavorare anche in contesti altamente tecnologici. Il futuro delle aziende è nelle mani di noi imprenditori, ma anche dei nostri collaboratori che sono il valore aggiunto». Solo nel Lecchese si teme che quasi la metà dei 2.340 posti di lavoro disponibili restino vuoti perché mancano candidati. Tra i professionisti più richiesti ci sono proprio operai specializzati e conduttori di impianti, cioè figure operative. Cominciano ad esserci difficoltà pure per gli operai generici: succede in 4 casi su 10. «Per cercare di risolvere questo problema, soprattutto in ottica futura, nelle aziende si ripone molta fiducia nella formazione offerta ai giovani dagli istituti tecnici del territorio proseguo- no da Api, basandosi sull'esperienza diretta -. Il 48% dei nostri associati ritiene utile la formazione a scuola in generale, sebbene solo il 28% per alcune figure, in particolare quelle legate a percorsi di meccatronica». Per andare a caccia di dipendenti e collaboratori che mancano gli imprenditori lecchesi e sondriesi si affidano alle società di somministrazione nel 75% dei casi, nel 70 invece vanno per conoscenza diretta; i centri provinciali per l'impiego servono a poco: passano da lì solo il 27% delle volte, meglio piuttosto sfruttare i social.