C'è un ulteriore fronte di guai per le imprese: le detrazioni fiscali per "ricerca e sviluppo". La possibilità di beneficiare di un credito d'imposta per le attività di R&S è previsto, fin dal 2013, dall'articolo 3 del decreto-legge 145, gli interventi urgenti di avvio del piano "Destinazione Italia". Da qualche settimana molte aziende stanno tuttavia ricevendo una lettera del Fisco: «Qualora abbia erroneamente usufruito dell'agevolazione, potrà regolarizzare la sua posizione e senza applicazioni di sanzioni e interessi». Ovvero: restituite, così evitate un accertamento dell'Agenzia delle Entrate. In Italia i furbetti sono ovunque e vanno perseguiti. Ma qui il problema è che la norma ha maglie molto larghe e ci si sta scontrando su vari aspetti, in primis sul concetto reale di R&S. Umberto Bocchino, ordinario di Economia aziendale all'Università di Torino, nonché dottore commercialista, racconta: «Nelle società già sotto accertamento il confronto avviene con preparati funzionari in materia fiscale, ma che non possiedono le competenze tecnico-scientifiche utili a valutare un progetto di R&S, che non riguarda solo i prodotti e i servizi, ma anche i processi. Non può essere uniformato - spiega - ma capito "sartorialmente" in base alla specifica vocazione produttiva. Soprattutto, la verifica andrebbe svolta in azienda, per riscontrare sul campo ciò che è per sua natura difficile comprendere sulle sole carte e per di più negli uffici delle Entrate. Il rischio è che in un momento già durissimo per il caro energia siano richieste, a piccole e medie imprese più che oneste, cifre che a seconda degli investimenti effettuati oscillano dai centomila euro ad alcuni milioni. Un ulteriore gravame, frutto di opinabilità unilaterale, che aumenta il rischio chiusure». «Siamo sgomenti», interviene Fabrizio Cellino, presidente Api Torino e vicepresidente nazionale di Confapi: «Aumenterà il contenzioso. E per un malcostume italiano si fanno i provvedimenti e dopo si precisa, con effetti retroattivi. Per esempio, facendo riferimento ai documenti Ocse prima di Oslo e poi di Frascati su come interpretare le spese ammissibili. Beninteso: chi trasgredisce va sanzionato. Ma quando hai l'evidente sensazione che si creino inciampi solo per drenare liquidità alle imprese? Siano chiari fin da subito, oppure che le precisazioni valgano solo per il tempo a venire». La direzione piemontese delle Entrate, diretta da Fabio Ignaccolo, interpellata sul punto risponde per iscritto: «Non possiamo fornire riscontri sulle attività operative in corso. Per quanto riguarda i criteri, suggeriamo di fare riferimento alla circolare 21/E dello scorso 20 giugno: contiene le linee guida sulle diverse attività in questione». Il documento è di 63 pagine. Oggetto: «Indirizzi operativi e linee guida per il 2022 sulla prevenzione e contrasto all'evasione fiscale, nonché sulle attività relative al contenzioso tributario, alla consulenza e ai servizi ai contribuenti». In merito a ricerca e sviluppo, l'Agenzia rileva che le aziende, in alcuni casi, si appoggiano a consulenti «specializzati nella costruzione di documentazione solo formalmente corretta al fine di dimostrare la spettanza del credito». Inoltre «sono state riscontrate posizioni incoerenti rispetto ai presupposti oggettivi e soggettivi della misura». Già. Per il credito fiscale in R&S le imprese dovrebbero rivolgersi a "certificatori" iscritti a un albo del Mise. Ma a oggi non è ancora istituito. «Inoltre incalza Bocchino il fatto che attività di R&S diano beneficio all'organizzazione del lavoro può far ritenere non ammissibili al credito d'imposta le spese sostenute. Qualsiasi innovazione conseguente a una attività di R&S genera miglioramenti interni. E dunque: perché deve essere la leva per far ritenere non ammissibili quelle spese?». «Giusto - fa eco Cellino - In certi casi, poi, si potrebbe trattare di crediti ritenuti non spettanti e quindi non inesistenti: andrebbero semmai applicate sanzioni del 30%». Al Garante del Contribuente Giuliana Passero non sono ancora arrivati casi sulla scrivania. «Servono linee guida molto chiare per non complicare la vita a professionisti e imprenditori seri insiste Silvana Secinaro, commercialista e associato di Economia aziendale all'Università Ho saputo di società che hanno impostato R&S per l'innovazione sia di prodotto sia di processo, che hanno poi fatto valutare ai revisori dei conti. Se tutto rischia di diventare opinabile e contestabile, come si può lavorare con serenità?». Propone il professor Bocchino: «Forse, in un momento come questo, sarebbe opportuno sospendere la partita, istituire l'albo degli Esperti e lasciare che siano costoro per tutte le aziende, comprese quelle già sotto accertamento e ritenute escluse da questo percorso a esprimere un giudizio sull'ammissibilità delle spese per ricerca e sviluppo».