Imprenditori e studiosi al summit di Confapi sulle possibili strategie di crescita
La centralità è un modo di dire scontato, non basta più e non è sufficiente neppure la straordinaria qualità dei prodotti dell'Oristanese. Per reggere la concorrenza bisogna necessariamente fare rete, «mettere in stretta relazione tutte le realtà produttive partendo dall'agroalimentare per passare alla ristorazione, all'accoglienza e al turismo in tutte le sue sfaccettature». Per Carlo Ferrari, risicoltore e presidente regionale dell'Unione alimentari Confapi Sardegna, il futuro di Oristano si gioca in larga parte sulla «capacità che avrà la politica e tutte le diverse componenti sociali di supportare un sistema produttivo a maglie larghe, interconnesse tra di loro. Basta con gli slogan e lavoriamo insieme sul concreto».

Il summit
E’ stato questo il tema conduttore dell'incontro dell'Unione alimentari Confapi, introdotto con rigore scientifico dal professor Luigi Montanari del dipartimento di Agraria dell'Università di Sassari. O dentro o fuori, scappatoie non ce ne sono. Riccardo Giachino, patron dell'Ala Birdi-Horse country resort di Arborea e referente del Confapi regionale, non vede alternative. «Occorre recuperare, o meglio scoprire la parola-chiave programmazione, con una regia che riunisca e disciplini le iniziative di ogni tipo, dall'enogastronomia al culturale. Disponiamo di beni ambientali straordinari, di prodotti di grande qualità, che purtroppo viaggiano ognuno per proprio conto, attraverso iniziative singole: importanti, ma da sole producono la metà del valore aggiunto. Sono passaggi che non possiamo più permetterci, articolati da sovrapposizioni che non portano certamente da nessuna parte».

I numeri
A Oristano città le imprese attive in agricoltura, quindi registrate e in funzione, sono 2.156 e rappresentano il 46,1 per cento dell'intero sistema locale. Quattro aziende e mezzo su 10 si occupano di agricoltura, 417 sono impegnate nell'industria in senso stretto (appena il 6,3 per cento del totale), 741 nelle costruzioni (10,6 per cento), 1734 nel commercio (21,1 per cento) e 1811 in altri servizi tra i quali anche il turismo, che oggi è pari al 16,9 per cento delle imprese attive in città. Turismo e agroalimentare insieme superano il 60 per cento se poi si somma anche il commercio si arriva all’80 per cento. Insomma, il prodotto interno lordo di Oristano è in buona parte in questi tre settori produttivi. «Da qui bisogna partire per disegnare un futuro diverso, la vocazione naturale di Oristano è su questi tre settori Questo non significa che dobbiamo trascurare gli altri, ma i numeri e il territorio portano decisamente in quella direzione», raccomanda Carlo Ferrari. Nell'incontro Confapi è emersa la volontà di marciare compatti verso una direzione fortunatamente obbligata. «Noi vogliamo andare oltre la pura sopravvivenza e non ci fermeremo», sintetizza Riccardo Giachino.