Lo chiede la Confederazione che raccoglie oltre 83mila Pmi private italiane in occasione dell’audizione in Commissione Lavoro della Camera dei Deputati a proposito delle proposte di legge 707 e 788 sul tema della rappresentanza delle organizzazioni sindacali e datoriali.
 
Roma, 15 ottobre 2019 – Il Presidente di Confapi, Maurizio Casasco, ha partecipato oggi all’audizione della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati sui disegni di legge sulla rappresentanza sindacale e datoriale. Nella disamina delle proposte di legge, Casasco ha riferito che, come Confapi: “Siamo assolutamente a favore della non proliferazione dei contratti quando sono espressione di associazioni che poco o nulla rappresentano. La necessità di “scremare” gli oltre 850 Ccnl depositati al Cnel è indispensabile e da noi condivisa. Infatti senza un forte presidio del modello culturale e sociale rappresentato da Confapi, sono proprio le Pmi che rischiano di subire il richiamo di quei contratti “al ribasso” che mirano solo a fare dumping. Però l’intervento del legislatore deve accompagnare il processo di autoregolamentazione delle Parti sociali nel pieno rispetto del principio di autonomia contrattuale, cardine del nostro ordinamento giuridico.”

Vi è però un punto, secondo Casasco, su cui è fondamentale soffermarsi: “Bisogna concedere alle Parti sociali la libertà e il campo di azione necessario per definire, con criteri ponderati e condivisi, le regole di misurazione della rappresentanza anche datoriale evitando che, scaduto un limite temporale abbastanza limitato, si possa intervenire “dall’alto” con provvedimenti dirigistici.”

Non a caso due settimane fa è stata firmata, con l’Inps e l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, la Convenzione per misurare la reale rappresentanza delle Organizzazioni sindacali dei lavoratori nelle aziende che Confapi rappresenta.  Un passaggio importante a tutela dei lavoratori e delle imprese.
Nella disamina delle proposte di legge, si fa anche riferimento ai parametri da applicarsi in via sussidiaria per misurare la rappresentanza datoriale. Casasco ha evidenziato che: “Tra tali parametri, non è ricompreso il numero di imprese e lavoratori che applicano un determinato Ccnl riconducibile ai codici contratto assegnati dall’Inps. Per cui, limitare la misurazione della rappresentanza al solo dato associativo, rischia non solo di non essere una misurazione oggettiva, ma anche di scatenare una corsa sfrenata all’associazionismo a discapito delle tutele e dell’effettiva rappresentanza che deriva dal contratto collettivo. E’ fondamentale che il criterio della rappresentanza associativa si basi esclusivamente sul dato dell’applicazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro”.

Per quanto riguarda il ruolo Cnel – prosegue Casasco – trattandosi di un organo che ha finalità di proporre provvedimenti rilevanti in materia di economia e lavoro, “Dovrebbe strutturarsi sulla base di un principio pluralistico e di indirizzo, che deve includere anche una parte importante del mondo produttivo, quali sono le piccole e medie imprese. Riteniamo che la sua funzione in tema di rappresentanza, debba essere di controllo e custodia sia dei Contratti collettivi di lavoro sia degli Accordi Interconfederali.

“Quindi -
conclude Casasco - Come Confapi siamo disponibili a contribuire alla creazione di un percorso democratico che dia spazio e voce alle realtà più importanti e vitali del Paese. Non ambiamo ad altro che tutelare quelle industrie che rappresentano l’infrastruttura sulla quale imperniare la rinascita, la crescita e lo sviluppo dell’imprenditoria italiana”.